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Parole della domenica, le Terme finite in una voragine economica per il sogno “della piscina più grande del mondo”

Parole della domenica, le Terme finite in una voragine economica per il sogno “della piscina più grande del mondo”

Basta un post su Facebook per riaccendere l’attenzione sulle Terme e sui tanti errori commessi per arrivare alla situazione attuale di fallimento. L’argomento dibattuto era quello “della piscina più grande del mondo” alle Leopoldine, un sogno che è stato l’avvio di tutti i nostri mali. C’era già un progetto pronto e si poteva fare il passo secondo le disponibilità, invece fu scelto l’archistar e tutti abbiamo visto la fine fatta con il cantiere ormai chiuso da anni.
La realtà è che ora un acquirente potrebbe comprarsi mezza città. Infatti, per 40 e passa milioni potrebbe prendersi l’ex Istituto Grocco, delle Terme Excelsior, La Salute, Leopoldine, Redi, Regina, Tamerici, Tettuccio,Torretta, Bibite Gratuite, edicola in viale Verdi, le ex latrine Fortuna, i due negozi in viale Verdi e in viale Grocco, le Nuove serre, l’area verde dove sorge il parco giochi Termeland, le serre calde Torretta e del complesso ex lavanderia. A questi edifici, vanno aggiunti i diritti di piena proprietà su vari appezzamenti di terreno di natura collinare per una superficie complessiva di 48mila metri quadrati, con sorgenti, opere di captazione e vari manufatti adibiti a cisterne di raccolta e condutture. Il bando prevede la cessione del ramo aziendale per le attività delle cure idropiniche offerte dalle Terme Tettuccio e le attività di carattere sanitario esercitate alle Redi.
L’unica speranza è quella che Regione, Comune e ministero dei Beni Culturali possano vantare il diritto di prelazione su alcuni dei beni più importanti – in primis il Tettuccio – inseriti nel ramo strategico delle Terme, che sarà oggetto della vendita con offerta irrevocabile ed eventuale gara, in programma 16 luglio. Il prezzo base – per la precisione – per concorrere alla procedura, non ribassabile, è di 42 milioni e 158.725 euro.
Viene davvero il magone a pensare a quanto sopra, ma soprattutto a vedere il nostro Tettuccio, simbolo Unesco, sempre più transennato per pericoli di crolli ed altro. Siamo davanti ad una voragine economica e ad una reale.

Come ogni settimana, ho cercato nel web e sui giornali altre storie per chi voglia leggere ma soprattutto per chi voglia riflettere.
Buona domenica a tutti quelli che ci seguono
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(a cura di Mauro Lubrani)

L’orso che dorme sull’iceberg alla deriva

“Letto di ghiaccio” scattata alle isole Svalbard dall’inglese Nima Sarikhani

Con la riduzione dei ghiacci si riducono anche le tradizionali zone di caccia degli orsi bianchi, che non riescono a adattarsi al clima sempre più caldo dell’Artico: così perdono peso e rischiano di morire di fame. E questo – secondo lo studio del Servizio geologico degli Stati Uniti, di Anchorage in Alaska pubblicato dalla rivista Nature Communication – nonostante gli stessi plantigradi stiano provando in tutti modi a individuare nuove soluzioni, dall’andare a caccia di uccelli al ridurre i propri consumi di energia, e quindi la quantità di cibo necessario ad alimentarsi.
Edoardo Vigna – Corriere della Sera / Clima e ambiente, 14 febbraio
Significativa è la foto dal titolo “Letto di ghiaccio” scattata alle isole Svalbard dall’inglese Nima Sarikhani. La foto ha vinto il premio del pubblico al ildlife Photographer of the year. La foto è un presagio del fosco futuro che attende gli orsi bianchi.

Il grande salto nella vita

Papa Francesco

Pitigrilli: «Si nasce incendiari si finisce pompieri». Mentre s’invecchia, dunque, oltre agli anni, si spengono anche gli entusiasmi e gli ideali? Per tanti, inutile negarlo, è così. La vita ci mette con le spalle al muro. Guardata con certi occhiali, la nostra è una battaglia perduta in partenza, e tutti gli accorgimenti per ingannare sé stessi e gli altri, lasciano il tempo che trovano e tanta amarezza. E la Chiesa che ti fa? Anziché accodarsi al carro dei venditori di fumo pur di rimanere a galla, ti ricorda, con spietata schiettezza, che «polvere sei e in polvere tornerai». Ma è proprio vero che il percorso della vita ti porta cinicamente a diventar pompiere? Non penso. Se provassimo, per esempio, a ribaltare le cose, senza avere paura di andare controcorrente? Se questo mondo folle s’illude di risolvere i problemi dilaniando città e creature indifese, tu, cristiano, t’impegnerai a perseguire la pace. Sempre, non solo quando l’altro ha il volto buono e te lo chiede. Papa Francesco, ancora ieri, come già tante altre volte, ci ha chiesto di pregare per «la martoriata Ucraina, la Palestina e Israele che soffrono tanto, a causa della guerra». Facciamolo.
Maurizio Patriciello – Avvenire, 15 febbraio 2024

Un bambino su sei vive dove c’è la guerra

Perché? Già, perché si fanno ancora le guerre? Perché la storia pare insegni nulla? E perché – anche se lo sentiamo, lo vediamo, lo ripetiamo – non ci fermiamo assistendo al dolore dei “nostri” figli? Ecco, perché? Niente giustifica una guerra, ovvio. Nessuno è così folle da preferirla alla pace. E tutti soffriamo nel percepire che ci troviamo di fronte a stragi, soprattutto di ragazzini incolpevoli. Eppure (al di là della retorica delle domande) si continua così. Ancora oggi. Ciò che rimane è un flash di commozione nel guardare una bambina o un bambino senza più neppure lacrime da piangere. O nello scorgere un piccolo corpo tra le macerie. Loro, vittime sempre più innocenti. E a loro, in ogni occasione, papa Francesco rivolge un pensiero: “Nessuna guerra vale il pianto dei bambini”. Per poi aggiungere un monito: “Quando si diventa adulti si rischia di cadere nella tentazione di diventare egoisti”. Da adulti, perché il conflitto – si dice – fa parte del Dna dell’uomo. Intanto da piccoli si soffre, si muore. Loro, più di tutti, sono sotto costante attacco.
Secondo Save the Children un bambino su sei vive in aree interessate da un conflitto. In Ucraina, nella Striscia di Gaza. Ma non solo: anche in Siria, in Afghanistan, nello Yemen. L’ultimo (in ordine di tempo) appello dell’Unicef riguarda il Sudan, che da 300 giorni vive nel terrore. Qui, denuncia il Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia, 14 milioni di bambini (la metà di quelli del Paese) ha bisogno di assistenza sanitaria; 3,5 milioni soffriranno di malnutrizione acuta (700mila di malnutrizione grave); 3 milioni sono piccoli sfollati. Le tantissime vittime innocenti delle guerre, infatti, rischiano non solo di morire o rimanere feriti: soffrono la fame e il freddo, riportano traumi psicologici di lungo periodo, perdono il diritto all’istruzione, subiscono violenze di ogni tipo. E non è esclusivamente un’ingiustizia o una crudeltà. È un “omicidio” consapevole: così si uccidono la speranza e il futuro.
Davide Gorni – Corriere della Sera / Buone Notizie del 12 febbraio 2024

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Naturalmente sul sito si trovano archiviate tutte le “Parole della domenica” a partire dalla numero uno ad oggi

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