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Parole della domenica, l’esempio di chi crede ancora (e investe) in Montecatini

Parole della domenica, l’esempio di chi crede ancora (e investe) in Montecatini

C’è ancora chi crede in Montecatini. L’esempio è quello dell’architetto Oreste Ruggiero, che ha iniziato il restauro dell’ex-cinema Adriano, da tempo un rudere nel centro della città. Non ne sarà solo il progettista, ma è diventato il proprietario con una sua società. Ha scritto “Il Tirreno”: “Un “miracolo” insomma, una vera e propria fortuna per la città che un personaggio di tale rilievo culturale e professionale abbia deciso di dedicarsi a questa impresa. Di investire denaro, tempo e capacità per riportare dignità a una ferita a cielo aperto nel cuore di Montecatini. Dopo decenni di abbandono e oblio per la struttura si preannuncia un futuro splendente”.
Tra i programmi dell’architetto Ruggiero c’è anche quello di poter trasferire nell’ex-cinema la sala espositiva del suo studio oggi in via Torricelli a Montecatini. Si tratta della raccolta delle opere che erano state esposte al Museo Leonardiano di Vinci.
Oreste Ruggiero è un conosciutissimo architetto, che ha lasciato importanti testimonianze non solo a Montecatini, ma in molte importanti città del mondo. E’ anche un artista e uno scrittore, autore di molti libri. Ora vuole lasciare a Montecatini un’altra testimonianza del suo ingegno. A noi farebbe piacere che toccasse a lui riprendere in mano il progetto della piscina Leopoldine, che già esiste a sua firma, e rimediare ai tanti errori compiuti dalla città.

Come ogni settimana, ho cercato nel web e sui giornali altre storie per chi voglia leggere ma soprattutto per chi voglia riflettere.
Buona domenica a tutti quelli che ci seguono
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(a cura di Mauro Lubrani)

Addio Gigi Riva

Luigi Riva, detto Gigi (Leggiuno, 7 novembre 1944 – Cagliari, 22 gennaio 2024)

Tutti volevamo essere Gigi Riva. Rombo di tuono, morto a Cagliari a 79 anni, era dio, era papà, era il vento. Era la bellezza di una forza pura da romanzo, era Tex Willer, era Odisseo, era il numero 11 scritto con gli “uno” stretti e lunghi come la sua schiena. 
Da ragazzo lo chiamavano forchettina, il viso era di una magrezza ossuta e feroce. Gli morì il padre, trapassato da un pezzo di ferro in fonderia, che Gigi aveva nove anni, la madre la portò via un cancro che Gigi ne aveva sedici. “Quando arrivai a Cagliari ero incazzato con la vita”.
Oggi non hanno mandato i bambini a scuola, oggi papà e mamma li hanno portati a salutare Gigi Riva. Ed è stata una processione bella e dolce, per niente triste, con molte piccole mani che si protendevano verso il campione per consegnargli l’ultima carezza, senza alcuna paura della morte. Una camera ardente, sì: ardente d’amore.
In trentamila si sono ritrovati a Cagliari per l’ultimo abbraccio al loro campione. Persone di tutte le età strette intorno al mito. Il figlio: “Io e mio fratello abbiamo cercato di stringere le mani a ognuno, a un certo punto ci sentivamo di dover fare noi le condoglianze a loro e non il contrario”.
Maurizio Crosetti – La Repubblica, 23 gennaio 2024

«Io appartengo all’unica razza che conosco, quella umana»

Così rispose ai nazisti che lo fermarono alla frontiera Ernő Erbstein, allenatore ungherese, tra le altre, del Grande Torino, sfuggito alle persecuzioni razziali e morto il 4 maggio del 1949 nella tragedia di Superga. La memoria è parte della relazione fra esseri umani. La memoria ci dice chi siamo stati e chi siamo, è custode dei nostri conflitti e dei nostri errori. Errori dai quali dovremmo imparare, per non commetterli più e per guardare al futuro con rinnovata speranza.
Liliana Segre fu liberata il 1º maggio 1945 dal campo di Malchow, un sottocampo del campo di concentramento di Ravensbrück che fu liberato dall’Armata Rossa. Dei 776 bambini italiani di età inferiore ai 14 anni che furono deportati ad Auschwitz, Liliana fu tra i 25 sopravvissuti.
Il 9 ottobre 2020 Liliana Segre, oggi senatrice a Vita e donna di Pace, ha rilasciato a Rondine la sua ultima testimonianza pubblica davanti a migliaia di studenti. «Ho scelto la vita».
Un lascito, un’eredità, una memoria che a Rondine diventa futuro, insieme a persone che ne permettono l’esistenza con le loro azioni quotidiane.
Perché qui il conflitto è generativo ed è il punto di partenza per creare una relazione nuova, diversa, dalla quale iniziare un cammino verso la pace. 
La memoria, quella dolorosa delle guerre, trova a Rondine un luogo dove i giovani ‘nemici’ possono mettersi in gioco per un mondo senza conflitti armati, per un mondo di relazioni e di pace.
Rondine Cittadella della Pace – Facebook del 27 gennaio 2024

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Naturalmente sul sito si trovano archiviate tutte le “Parole della domenica” a partire dalla numero uno ad oggi

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