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Parole della domenica, appello al Comune per l’acquisto della Torretta. E gli altri stabilimenti?

Parole della domenica, appello al Comune per l’acquisto della Torretta. E gli altri stabilimenti?

Sembrava un facile gioco del Monopoli. Questo prende uno stabilimento, quello un’altro e così via tanto da sembrare tutto molto facile nel ricostruire la “città termale”. Invece, non sembra proprio così. Tanto che, nei giorni scorsi, Italia Nostra e alcune associazioni hanno lanciato l’appello al Comune ad acquistare l’abbandonato stabilimento Torretta, un tempo fiore all’occhiello della città. Qui si svolgeva la vita pomeridiana dei clienti delle Terme con tanto di cura delle acque, spettacoli musicali e decine di negozi, oltre ad uno splendido parco. Il Comune ha promesso di acquistare la proprietà per salvarla.
Ma, intanto, c’è sempre un interessamento della Fondazione Cassa di Risparmio ad acquisire lo stabilimento Excelsior, che – si era parlato – avrebbe potuto diventare una sede degli Uffizi diffusi o anche dell’Archivio Alinari? E che destino avranno le Tamerici e la Salute, senza dimenticare il cantiere abbandonato delle Leopoldine? E’ probabile che tutte le future mosse sugli stabilimenti debbano attendere la decisione dei creditori e del tribunale sul concordato fallimentare.
Intanto il tempo passa e la situazione di questi preziosi e storici immobili non migliora.

Come ogni settimana, ho cercato nel web e sui giornali altre storie per chi voglia leggere ma soprattutto per chi voglia riflettere.
Buona lettura a tutti quelli che ci seguono
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(a cura di Mauro Lubrani)

Alluvione 1 / Servono droni e vanghe

Questo articolo è la fotocopia di dieci, cento, mille articoli di giornale già scritti e già letti. È il remake impotente, inascoltabile, di una solfa che ci esce dalle orecchie. La solfa: la cura quotidiana dei nostri luoghi, con un territorio come quello italiano, e di fronte a mutamenti climatici drammatici, ma stra-noti e stra-annunciati, dovrebbe essere di gran lunga la prima, anzi la primissima attività del Paese, nonché la sua prima preoccupazione politica. La Grande Opera per eccellenza. La sola, vera Grande Opera. Ma non lo è, e aggiungo che non lo sarà mai.
Si straparla di futuro, ci si inebetisce di tecnologia e realtà virtuali, ma la tecnologia della ruspa e della zappa non siamo più capaci di usarla – a meno che produca qualche quattrino nell’immediato: si lavora oggi per domattina, già “dopodomani” è un concetto fumoso, l’idea del tempo è corrosa, nelle nostre teste, quanto gli argini dei fiumi.
Dicono i ragazzi di Ultima Generazione che il loro tempo ce lo siamo già mangiato noi adulti, lo abbiamo consumato tutto. Ultima Generazione, dunque, è il nome che meritiamo noi, non loro.
Michele Serra – Anteprima Rep del 18 maggio 2023

Alluvioni 2 /Solitudini da abbracciare

Se, in questo tsunami che incredibilmente ha sommerso mezza Romagna – quelle pianure fertili, quelle colline dolci, quella gente gentile – scorri l’elenco dei morti, vedi come nel più dei casi abbiano almeno ottant’anni. C’è il vecchio barbiere del paese che la moglie non è riuscita a fare alzare dal letto in cui era paralizzato: morto travolto dall’acqua, nella sua stessa casa. Ci sono cellulari di padri e nonni che squillano a vuoto, oppure quella voce automatica che ripete all’infinito: “L’utente non è al momento raggiungibile”.
Telefoni scarichi forse, o dimenticati nella fuga? 21 fiumi esondati, 450 strade interrotte, quante case ancora non raggiunte? Ma, quando arrivano, i soccorsi trovano magari una coppia di vecchi coniugi annegata nella cantina in cui erano scesi, affannati, a recuperare del cibo da un freezer. L’elenco delle 14 vittime comprende una donna di 95 anni, e un signore anziano e solo che a nessun costo voleva lasciare la sua casa, a Castel Bolognese. La vicina che inutilmente aveva cercato di convincerlo a sfollare era al telefono con lui, mentre l’acqua entrava: «Galleggiano i mobili», diceva l’uomo, e: «Ho freddo…» Poi, la linea cade. E quella coppia di allevatori del paese di Russi, 3.000 maiali nella stalla, perché si è attardata, perché non ce l’ha fatta?
Quasi tutti vecchi, i morti. Naturale, con l’età si è meno pronti, meno agili. E tuttavia questo elenco di uomini e donne con i capelli bianchi rimasti sotto il fango, se ti ci soffermi un momento fa pensare. Pure nei generosi soccorsi di Protezione Civile, Vigili del fuoco e volontari, qualcuno è rimasto indietro. “ Left behind”, come nel titolo di un vecchio film.
Anziani malati, o soli. O testardi, di quellatestardaggine che si comincia a capire solo quando invecchiamo anche noi. No, non voleva lasciare la sua casa il signore di Castel Bolognese, perché la sua casa eratutta la sua vita. Quelle case con i mobili scuri e massicci di una volta, e i calici di cristallo ben allineati e lucenti dietro l’anta di vetro, e sopra al letto una Madonna che ha visto nascere molti bambini. Una casa così, quell’uomo non poteva lasciarla. E non è follia: è essere molto anziani, essere soli, e pensare di non potere sopravvivere
Marina Corradi – Avvenire – 20 maggio 2023

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