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Parole della domenica, apre la stagione turistica ma Montecatini non è più “la città giardino”

Parole della domenica, apre la stagione turistica ma Montecatini non è più “la città giardino”

C’era una volta la “città giardino”. Appunto, c’era una volta e ora non c’è più. Tra le tante peculiarità che Montecatini sta perdendo c’è anche quella delle splendide e rigogliose fioriture di aiuole e giardini, che per tanti anni sono state un fiore all’occhiello. La preoccupazione cresce in vista dell’imminente inizio della stagione turistica, che di consueto coincide con la Pasqua. Alcuni frequentatori dello stabilimento Tettuccio hanno lanciato l’allarme per lo stato di abbandono del verde.
Tra l’altro, da diversi anni, la cura contro il degrado nel principale stabilimento termale viene effettuata dalla benemerita associazione degli Angeli del Bello. Quest’ultima, come è noto, provvede a pagare il muletto per lo spostamento delle piante dalle aree di riparo invernale, alla manutenzione degli spazi verdi e siepi e all’acquisto e alla messa a dimora delle fioriture, compresi il grande “vassoio” davanti al Tettuccio, il calendario vegetale e tanto altro ancora.
In pratica, dalla metà di dicembre 2023 il reparto giardinaggio delle Terme non è più operativo, creando non poche difficoltà per la gestione del parco Tettuccio. Da qui l’allarme di coloro che hanno a cuore la situazione dello stabilimento patrimonio Unesco.
Non troppi anni fa, esisteva un vero e proprio “esercito” di operai specializzati in giardinaggio alle Terme e anche in Comune. La città offriva una miriade di colori di fioriture, che venivano cambiate secondo le stagioni. Poi, piano piano si è cominciato a ridurre, tanto che molti anni fa l’allora ministro Oscar Luigi Scalfaro, poi Presidente della Repubblica, che ogni anno trascorreva un lungo periodo di vacanza a Montecatini, disse che non sarebbe più venuto proprio per la diminuita attenzione alle fioriture di aiuole e viali. Chissà cosa direbbe oggi davanti ad un degrado senza fine.

Come ogni settimana, ho cercato nel web e sui giornali altre storie per chi voglia leggere ma soprattutto per chi voglia riflettere.
Buona domenica a tutti quelli che ci seguono
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(a cura di Mauro Lubrani)

Turismo invernale con poca neve

Sono 177 gli impianti temporaneamente chiusi, di cui due sull’arco alpino e 85 sull’Appennino. E 93 quelli aperti a singhiozzo, di cui 55 sugli Appennini. Quelli dismessi sono a quota 260, con quelli sulle Alpi che risultano più del doppio di quelli lungo la Penisola. Il censimento delle infrastrutture per lo sci segnala un settore in difficoltà, ancorato a dinamiche non più attuali che costano allo Stato 148 milioni di euro. Legambiente ha diffuso il report Nevediversa 2024 che monitora lo stato degli stabilimenti montani, la produzione e la gestione della neve artificiale.I fiocchi caduti nei giorni scorsi hanno rinfoltito il manto bianco sulle vette. In alcune aree. Ma i prati verdi – o già color paglierino – in cima fanno parte di un paesaggio a cui ci stiamo abituando, con, sempre più spesso, una striscia innevata che corre verso la valle seguendo il percorso di un impianto di risalita. Rispetto al 2023, infatti, i bacini idrici per l’innevamento artificiale sono aumentati del 16 per cento e sono, oggi, 158, di cui 141 sulle Alpi. Con finanziamenti che, a livello regionale, non accennano a diminuire. Anzi, gli impianti sottoposti al cosiddetto “accanimento terapeutico” sono, secondo il report, 241, che sopravvivono solo con investimenti pubblici consistenti. 
Giorgia Bollati – Corriere della Sera / Clima e ambiente, 13 marzo 2024

Chiedere scusa è come un abbraccio: diamo l’esempio

Chiedere scusa è sempre indice di buon senso e di intelligenza spiccata, ma non è mai un compito facile, nemmeno per gli adulti. Per prima cosa bisogna mettere da parte l’orgoglio: se si vuole chiedere scusa, è perché si riconosce di aver sbagliato e questo è molto difficile per tutti. Razionalmente siamo d’accordo che capita a tutti di sbagliare, anche in buona fede, ma quando tocca a noi ammettere un errore è molto più difficile e spesso ci si ingegna a trovare attenuanti e giustificazioni pur di non dover riconoscere che abbiamo fatto qualcosa di scorretto o inopportuno.
Partiamo da questo presupposto per entrare nel vissuto del bambino e riconoscere le sue difficoltà a chiedere scusa. Eppure è anche questo un compito importante dei genitori: l’abilità di chiedere scusa non è innata ma viene appresa gradualmente. Sapersi scusare non è solo buona educazione, è un elemento essenziale per lo sviluppo emotivo e sociale. Presuppone la capacità di valutare le proprie azioni in modo obiettivo, ponendosi in un punto di vista diverso dal proprio, accettando le sensibilità e motivazioni degli altri, prendendo coscienza degli effetti negativi che abbiamo determinato, sviluppando empatia per chi abbiamo offeso o ferito. «Mi dispiace»: due parole piccole ma potenti, capaci di riparare legami e costruire unione.
Ovviamente non basta la parola, occorre che le scuse siano sincere, frutto di questa elaborazione. Cioè, le scuse non devono diventare un intercalare, una scappatoia per evitare punizioni. I bambini imparano presto quello che ci aspettiamo da loro e, se capiscono che è sufficiente dire «scusa» e tutto finisce lì, si rischia di farli perseverare nel comportamento negativo.
Paolo Sarti – Corriere Fiorentino, 14 marzo 2024

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