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Parole della domenica: Kursaal, un teatro abbattuto con una fretta sospetta

Parole della domenica: Kursaal, un teatro abbattuto con una fretta sospetta

C’era una volta un teatro. Era quello del Kursaal, che ospitava stagioni di prosa, opere e operette con le più importanti compagnie, cinema e anche convegni di alto livello. Quel teatro, come tante altre vicende simili in città, oggi è solo un ricordo. Infatti, nei primi mesi del 1995, quando la città era amministrata da un commissario prefettizio, dopo la caduta della giunta del sindaco Carlo Vannini, fu abbattuto. La società Monaco chiese di abbattere lo storico cinema-teatro al Kursaal (sembra adducendo motivi di sicurezza) e il commissario prefettizio mise la sua firma. Però, nei giorni immediatamente successivi ecco la beffa: la Soprintendenza emise un vincolo a protezione della struttura. Una strana e sospetta coincidenza di tempi: l’abbattimento avvenne in maniera super-rapida precedendo di un soffio l’arrivo del vincolo.
La vicenda è tornata di attualità nei giorni scorsi per un intervento di Cristiana Bianucci, che è stata segretario del Pds alla fine degli anni Novanta e, per due mandati consecutivi, consigliere comunale di minoranza. Oggi ha lasciato la politica attiva, ma ha ricordato sia il cinema-teatro abbattuto al Kursaal sia il teatro shakespeariano, progettato dall’architetto Aldo Rossi e mai realizzato, che lo avrebbe dovuto sostituire.
Per la cronaca, il teatro Kursaal fu ricostruito ex-novo dal comm. Eugenio Tonani, allora proprietario dello storico immobile, su progetto dell’ingegnere montecatinese Gino Grossi. Fu inaugurato il 14 settembre 1957. Quando è stato abbattuto era “vecchio” di appena 40 anni.
Oggi Montecatini è senza un suo teatro come era il Kursaal e l’unica alternativa vera è il teatro Verdi, che, guarda caso, fu costruito da Inigo Cortesi, che al Kursaal gestiva tutta la mondanità con il dancing-music-hall, che ospitava i cantanti e le orchestre più famose, e il night.
Senza dimenticare, che all’inizio del ‘900 Montecatini aveva ben sette teatri. E’ vero che bisogna pensare al futuro, ma se si volge lo sguardo indietro viene lo sconforto.

Come ogni settimana, ho cercato nel web e sui giornali altre storie per chi voglia leggere ma soprattutto per chi voglia riflettere.
Buona domenica a tutti quelli che ci seguono
.
(a cura di Mauro Lubrani)

L’8 marzo di Mattarella

Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica Italiana

Il presidente della Repubblica ha ricordato al Quirinale quanto sia ancora lunga la lotta contro «antichi pregiudizi e stereotipi sulle donne».

Ha parlato della violenza che subiscono, ricordando Giulia Cecchettin e rendendo omaggio alla poliziotta napoletana Alessandra Accardo.

Ha sottolineato il ruolo delle artiste, partendo dall’esempio di Lavinia Fontana Artemisia Gentileschi, la cui storia conferma come le donne «per esprimersi e realizzarsi abbiano dovuto affrontare un supplemento di fatica, un di più di impegno, quasi un onere occulto e inspiegabile sulla loro attività».

Più donne, meno guerre

La guerra non ha un volto di donna, diceva la scrittrice bielorussa Svetlana Aleksievich. Nella storia sono gli uomini che decidono, comandano e prolungano i conflitti, e le donne le prime vittime. Lo abbiamo visto anche in questi mesi: donne come bottino di guerra, stuprate e rapite, donne uccise nei bombardamenti insieme ai loro figli. Avvenire ha deciso di dedicare l’8 marzo 2024 e i mesi a seguire alle donne per la pace, raccogliendo le testimonianze di oltre 20 tra Premi Nobel, mediatrici, attiviste per i diritti umani, negoziatrici di tutto il mondo. Occorre far sedere le donne ai tavoli da cui sono normalmente escluse, per dare una nuova speranza alla convivenza tra popoli. E’ una questione di equità e di giustizia, ma anche di opportunità. Lo sguardo “nuovo” delle donne aiuta a mettersi dalla parte delle vittime. Seguiteci sulle pagine del giornale sul sito online e sui social. Perché, come ha detto il Papa, «il mondo ha bisogno di guardare alle donne per trovare la pace, per uscire dalle spirali della violenza e dell’odio, e tornare ad avere sguardi umani e cuori che vedono».
Avvenire, 8 marzo 2024

I giovani atleti azzurri con la pelle scura

Mattia Furlani medaglia d’argento ai Mondiali indoor di Glasgow 

Mattia Furlani, Lorenzo Ndele Simonelli, Zaynab Dosso, Yeman Crippa, Larissa Iapichino, Marcell Jacobs, Fausto Desalu… Che cosa hanno in comune le storie di questi atleti straordinari? Sono tutti giovani gentili e umili, vincenti e capaci di indossare meravigliosamente la maglia azzurra della nazionale di atletica leggera. E sono tutti italiani con la pelle scura. Mauro Berruto si chiede quanto le loro vittorie servano per aprire finalmente una discussione seria e non ideologica sullo Ius soli, lo Ius culturae, lo Ius scholae e su ogni forma possibile di rispetto del diritto di cittadinanza. “Non è più rinviabile una discussione seria circa quel milione di minori, nati in Italia o arrivati qui, che parlano con l’accento dialettale, che sono i compagni di classe e di sport dei nostri figli, ma che non possono essere italiani fino al raggiungimento del diciottesimo anno di età”.
Mauro Berruto – Avvenire, 7 marzo 2024

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