Parole della domenica, Montecatini e la crisi dei congressi. Ma l’Italia è seconda a livello mondiale

Per tanti anni la congressistica ha rappresentato una importante risorsa per Montecatini. Una risorsa non solo sotto l’aspetto economico, in particolare per alberghi, negozi e ristoranti, ma anche per la promozione del nostro turismo e delle nostre cure termali. Non dimentichiamo l’annuale congresso dei medici di lingua tedesca, che poi mandavano fior di clienti a Montecatini, le settimane di terapia e tante altre manifestazioni con centinaia di partecipanti per volta.
Il Palazzo dei congressi voluto da Tullio Pancioli è chiuso da tempo, esiste il fantasma dell’auditorium della Provincia al liceo (si è sempre detto pronto ma mai aperto) ed esistono decine di piccole sale convegni negli alberghi. Oggi i grandi congressi possono essere ospitati a Montecatini solo al teatro Verdi, nei cinema o al Palazzetto.
Eppure i congressi tirano ancora. L’Italia, infatti, è leader in Europa e seconda al mondo dopo gli Stati Uniti della meeting industry globale.
Secondo la nuova classifica Icca 2024 (International Congress and Convention Association) ha ospitato nel corso dell’ultimo anno 635 congressi internazionali, registrando la crescita più significativa tra i principali competitor europei, con 82 congressi in più rispetto al 2023. L’Italia consolida così il secondo posto al mondo, dietro solo agli Stati Uniti, che guidano la classifica con 709 congressi.
In un contesto sempre più competitivo – l’Europa rappresenta oggi il 56% dei contenuti congressuali a livello mondiale – tutti i Paesi stanno investendo per attrarre appuntamenti strategici. L’Italia non solo tiene il passo, ma cresce più di tutti. Lo confermano anche le performance delle città italiane: Roma si conferma nella top 10 mondiale, piazzandosi al 9/o posto con 114 congressi internazionali. Milano compie un balzo significativo, passando dal 29/o al 14/o posto con 100 congressi, e si distingue anche come terza città al mondo per numero medio di partecipanti per congresso. Ottime anche le performance di Bologna, Napoli, Firenze e Torino.
Perché a Montecatini non si tenta di fare ripartire anche questo importante settore del nostro turismo?
Come ogni settimana, ho cercato nel web e sui giornali altre storie per chi voglia leggere ma soprattutto per chi voglia riflettere.
Buona lettura a tutti quelli che ci seguono.
(a cura di Mauro Lubrani)
Pamela Doretti vince il premio Wiki Love Monuments

È scattata a Livorno la foto più bella d’Italia secondo Wiki Loves Monuments 2024. L’immagine mozzafiato del Castello del Boccale (foto sotto), lungo la costa toscana, porta la firma di Pamela Doretti, appassionata fotografa naturalistica di Ponte Buggianese, premiata a Genova nel corso della cerimonia ufficiale tenutasi a gennaio scorso. A consacrarla anche i complimenti del presidente della Regione Eugenio Giani, che ha rilanciato la foto sulla sua pagina Facebook. Ma chi è Pamela Doretti? L’abbiamo raggiunta telefonicamente.
«Sono nata con la macchina fotografica al collo – racconta – ma è dal 2018 che ho deciso di dedicarmi seriamente alla fotografia. Ho due figlie, oggi di 10 e 13 anni, che sono la mia priorità, ma che spesso mi accompagnano in giro per scattare». La passione per la natura è la bussola del suo lavoro. Paesaggi, avifauna, insetti visti da vicino, atmosfere notturne: ogni soggetto diventa un’emozione da catturare e condividere.
«Per me la fotografia è un modo di raccontare ciò che sento. Spesso scatto con le lacrime agli occhi: è il mio sfogo. Non mi definisco tecnica: io fotografo con il cuore».
Il punto di svolta arriva proprio nel Padule di Fucecchio, suo “luogo del cuore” dove il nonno la portava da bambina. Lì, mentre ripulisce, insieme ad altri, il padule dai rifiuti, Pamela incontra alcuni fotografi. Nasce così un’associazione di cui diventa tesoriera e da cui prende il via la sua crescita artistica.
Monica Pieraccini – La Nazione, 17 maggio 2025

La lezione delle api per la salvezza dell’umanità

Chissà che parlando di soldi tutte e tutti si convincano che volere le api e gli impollinatori in salvo non è una pretesa un po’ ritrita di pochi o tanti fanatici ambientalisti. Ecco, dunque, alla vigilia della Giornata internazionale dedicata a questi generosi insetti che si celebra il 20 maggio, qualche numero: il valore economico del servizio di impollinazione operato dagli animali è stimato in 153 miliardi di dollari, 22 dei quali nella sola Europa e 2,5 per l’Italia, mentre la produzione agricola mondiale direttamente associata all’impollinazione rappresenta un valore economico stimato che oscilla addirittura tra 235 e 577 miliardi di dollari.
I servizi e i benefici vitali forniti dalle api e dagli altri impollinatori, di cui l’uomo e l’ambiente beneficiano ogni giorno, sono gravemente minacciati. La stessa esistenza degli impollinatori è ormai in pericolo. Il loro declino è associato a pressioni ambientali che spesso agiscono in sinergia tra loro quali: distruzione, degrado e frammentazione degli habitat; inquinamento da agenti fisici e chimici; cambiamenti climatici e diffusione di specie aliene invasive; parassiti e patogeni.
Tra gli agenti chimici ricordiamo l’uso spesso massiccio di pesticidi con prodotti molto tossici sia nelle aree rurali, per proteggere le colture, sia in ambienti urbani per il controllo degli organismi considerati molesti. Gli insetti sono cartine di tornasole di un mondo malato.
E’ sempre utile ricordare l’immenso lavoro, per esempio, di una singola ape da miele (una delle quasi 30mila specie di api), che può visitare settemila fiori al giorno (ci vogliono quattro milioni di visite ai fiori per produrre un chilo di miele). Meravigliosi insetti sociali, la cui società si distingue per la sua straordinaria perfezione e laboriosità. Una società democratica, perché anche se c’è una regina, questa ha il solo compito di deporre le uova, ma le decisioni sulla comunità vengono prese attraverso conversazioni tra tutte le api. Che comunicano danzando.
Paola D’Amico – Corriere della Sera / Buone notizie, 19 maggio 2025
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