Parole della domenica, a rischio i sei milioni del Cipe per l’acquisto della Palazzina Regia
Quando si dice che piove sul bagnato. Le Terme sono all’asta e ora sorge un problema non di poco conto sulla Palazzina Regia, fino a poco tempo fa prestigiosa sede della direzione della società sul viale Verdi. L’immobile fu acquistato nel 2017 dal Comune con i sei milioni erogati dal Comitato interministeriale per l’economia (Cipe) grazie all’intervento dell’allora parlamentare Edoardo Fanucci.
La Palazzina avrebbe dovuto diventare un museo del Termalismo. I lavori avrebbero dovuti essere conclusi entro il prossimo dicembre, ma l’occupazione prolungata della direzione aziendale, dopo la cessione dell’immobile al Comune, ha rallentato il progetto. “Se l’opera in corso non finirà entro dicembre, il Comune dovrà restituire i sei milioni ricevuti”. E’ quanto ha affermato lo stesso Edoardo Fanucci, da poche settimane presidente della commissione consiliare per il controllo delle società partecipate.
Il rischio enorme è proprio che il Comune debba restituire i sei milioni. Sarebbe un problema non di poco conto per l’amministrazione comunale, come lo è quello di concludere i lavori nei prossimi quattro mesi.
Fanucci auspica anche che sia quantificata l’indennità di occupazione fuori dei termini che le Terme devono pagare al Comune per l’utilizzo della Palazzina Regia dalla direzione aziendale prima di trasferirsi in altra sede.
Come ogni settimana, ho cercato nel web e sui giornali altre storie per chi voglia leggere ma soprattutto per chi voglia riflettere.
Buona lettura a tutti quelli che ci seguono.
(a cura di Mauro Lubrani)
La foto della settimana: bombe e abbracci
Svegliarsi all’alba per il rombo delle bombe, e non per il profumo di un caffè caldo o per l’abbraccio di una persona amata: è successo qualche mattina fa in tutta l’Ucraina e al confine tra Israele e Libano. Oggi la foto scelta è l’immagine di questa coppia di Odessa che reagisce così all’attacco russo, prima di passare al conflitto in Medio Oriente e da lì all’Europa, dove due attentati terroristici in Germania e in Francia hanno lasciato il segno.
Szczesny, il cuore ha ragioni che il calcio mercenario non conosce
“Il mio corpo si sente ancora pronto per le sfide, il mio cuore non c’è più. Sento che è giunto il momento di dedicare tutta la mia attenzione alla mia famiglia”. La scelta di vita di un campione vero in un mondo zeppo di quaquaraquà.
Il dispiacere perché uno dei migliori portieri del mondo lascia il calcio a soli 34 anni, nel pieno della sua attività, è pari all’ammirazione per la scelta di vita che Wojciech Szczesny ha inaspettattamente comunicato, con quel post che merita di essere letto parola per parola: “Ho lasciato Varsavia, la mia città natale, nel giugno del 2006 per unirmi all’Arsenal con un sogno: vivere di calcio. Non sapevo che sarebbe stato l’inizio di un viaggio lungo una vita. Non sapevo che avrei giocato per i più grandi club del mondo e rappresentato il mio paese 84 volte. Non sapevo che non solo avrei vissuto di calcio, ma che il calcio sarebbe diventato tutta la mia vita. Non ho solo realizzato i miei sogni, sono arrivato dove la mia immaginazione non avrebbe nemmeno osato portarmi. Ho giocato al massimo livello con i migliori giocatori della storia senza mai sentirmi inferiore. Ho stretto amicizie per la vita, creato ricordi indimenticabili e incontrato persone che hanno avuto un impatto incredibile sulla mia vita. Tutto ciò che ho e tutto ciò che sono lo devo al meraviglioso gioco del calcio… Ma ho anche dato al gioco tutto quello che avevo. Ho dato al gioco 18 anni della mia vita, ogni giorno, senza scuse. Oggi, anche se il mio corpo si sente ancora pronto per le sfide, il mio cuore non c’è più. Sento che adesso è il momento di dedicare tutta la mia attenzione alla mia famiglia, alla mia fantastica moglie Marina e ai nostri due splendidi figli Liam e Noelia”. Il cuore non c’è più per continuare a giocare ai massimi livelli, ma c’è, eccome, per fare ciò che Sven Goran Eriksson ha raccomandato a tutti noi: “Prendetevi cura di voi stessi e prendetevi cura della vostra vita. E vivetela”. Chissà se le parole del signore svedese del calcio abbiano inciso sulla decisione del signore polacco che nel circo zeppo di mercenari susciterà presumibilmente il biasimo e la disapprovazione di quelli attaccati all’Iban e non alla maglia. Perché Szczesny è una vera mosca bianca, nell’estate dei giocatori che si chiamano fuori perché sotto stress certificato dal medico; di quelli messi fuori rosa; di quelli che vorrebbero essere finalmente in un’altra squadra, ma sono prigionieri di clausole ipertrofiche.
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