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Le parole della domenica al tempo del virus: all’improvviso ci siamo risvegliati in un altro mondo

Le parole della domenica al tempo del virus: all’improvviso ci siamo risvegliati in un altro mondo

Questa non è una Pasqua di resurrezione per noi uomini alle prese con la pandemia da Covid 19. La nostra è una dolorosa e tormentata via crucis destinata a continuare a lungo e dovremo percorrerla tutta con una croce sulle spalle. Il mondo intero soffre e ci troviamo a condividere parole di dolore che non avremmo mai pensato di pronunciare. Il Papa prega in una piazza San Pietro vuota, le nostre chiese rimangono in silenzio. Tutto è cambiato in breve tempo.
Così, continuo a cercare – nel web e fuori – parole che possano darci un segno di speranza e che rasserenino un po’ il nostro cuore. Per chi voglia leggere ma soprattutto per chi voglia riflettere.
(a cura di Mauro Lubrani)

RIPENSARE TUTTO

Tiziano Terzani (1938-2004)

« Chi ha detto che lo sviluppo debba significare solo crescita? Perché non dovrebbe esserci maggiore sviluppo nella conservazione: per esempio di valori, culture, tradizioni? Ma è qui che dico: bisogna ripensare tutto! L’economia deve cominciare a lavorare in funzione dell’uomo, non dei ricchi, non della borsa. »

Tiziano Terzani – scrittore – da Guardare i fiori da un cavallo in corsa (2014)

LA STRAGE DEGLI ANZIANI

Agnese Pini

Quando tutto questo sarà finito, quando dovremo fare l’ultima conta dei morti e arriverà il momento dei bilanci, forse solo allora potremo dirci con la necessaria chiarezza che il coronavirus è stato la strage degli anziani. Ogni guerra ha le sue vittime, e di questa le vittime sono i nostri nonni o, per i meno giovani, i nostri genitori. 

Fra tutti c’è un aspetto che più mi stupisce: il freddo cinismo con cui snoccioliamo questi numeri, questi dati. Lo fa la protezione civile, lo fanno i politici, lo facciamo noi giornalisti. Diciamo: «Oggi 800, 700, 650 morti. Ma – e a questo punto c’è sempre un Ma, e lo pronunciamo con sollievo – avevano più di 80, 85, 90 anni».

Il coronavirus ci ha smascherati: non tutti i morti valgono allo stesso modo, anche se finora credevamo di fare parte di una società che ripugnava almeno sulla carta le distinzioni basate sull’età e sulla salute. 

Agnese Pini – Direttrice de “La Nazione”

RESTITUIAMOCI IL LUTTO

Fabrizio Brancoli

Giorni fa ho scoperto me stesso a commettere un’aberrazione: era stato annunciato un dato quotidiano di oltre seicento vittime e io ero contento. Oltre seicento persone morte mi avevano fatto pensare a una buona notizia. Un’oscenità. Me ne vergogno. È la devastante relatività di questo incubo: in confronto all’angoscia pandemica ci aggrappiamo alla controtendenza, seicento sono meno di settecento.

Noi giornalisti, negli ultimi decenni, abbiamo raccontato disastri che coinvolgevano decine di persone, talvolta centinaia, aprendo il vocabolario del dolore e della rabbia; ora non sappiamo trovare un lessico, una misura per questa cosa immane. E se in passato quelle tragedie le abbiamo semplicemente seguite, pur in grande empatia con le vittime, oggi c’è differenza perché la quarta parete è caduta: siamo narratori e protagonisti. Ognuno di noi sta rischiando qualcosa, per sé e per gli altri.

L’iconografia delle paure e delle speranze cresce ogni giorno: la solitudine piovosa del papa nell’immensità di piazza San Pietro, la voce di Mattarella, i disegni dei bambini, le bare di Bergamo, i modelli da riempire, i vescovi da soli nei cimiteri, le code ai negozi, il deserto delle città, gli occhi infossati dietro le mascherine. O le sirene delle macchine delle forze dell’ordine, che a Livorno si schierano in blocco davanti all’ospedale, scendono dalle auto e si mettono sull’attenti davanti a medici e infermieri.

Scorro l’algebra spiazzante del nostro tempo: i numeri declinati così, per migliaia, rimuovono ogni punto di appoggio. Tutto frana e non siamo preparati, non avremmo potuto esserlo. Ora corriamo il rischio di assuefarci ai bollettini, ai grafici curvati che nascondono le persone. Restituiamoci il lutto, proviamo insieme l’onore della sofferenza. 

Fabrizio Brancoli – Direttore de “Il Tirreno”

IL RISVEGLIO IN UN ALTRO MONDO

Non so chi l’abbia scritto, ma è sicuramente illuminante.
“Ci siamo addormentati in un mondo, e ci siamo svegliati in un altro.
Improvvisamente, Disney è fuori dalla magia, Parigi non è più romantica, New York non si alza più in piedi, il muro cinese non è più una fortezza e la Mecca è vuota.
Abbracci e baci diventano improvvisamente armi, e non visitare genitori e amici diventa un atto d’amore.
Improvvisamente ti rendi conto che il potere, la bellezza e il denaro non hanno valore e non riescono a prenderti l’ossigeno per cui stai combattendo.
Il mondo continua la sua vita ed è bellissimo. Mette solo gli esseri umani in gabbie. Penso che ci stia inviando un messaggio: “Non sei necessario. L’aria, la terra, l’acqua e il cielo senza di te stanno bene. Quando tornerete, ricordatevi che siete miei Ospiti. Non i miei padroni”.”

Gianluca Borgna – General Manager & Executive Board Member presso Talassio Hotels

IL VIRUS DELLA FAME

Una scultura di Mauro Vaccai

Da quando abbiamo voluto la completa democrazia e libertà.. forse non l’ abbiamo mai meritata. Queste sono le conseguenze di uno stato anarchico dove il potere è di tutti e non è di nessuno, .dove la libertà diventa una oppressione per chi la rispetta, perché ci sarà sempre qualcuno che non ti permette di essere libero, un caos. Questa società è come una tavolozza di colori, se invece di stendere e dividere i colori prima di dipingere una tela , li metto uno sopra l’ altro prima o poi ottengo un colore sporco dove non distinguo più il colore primario.. .Sai io sono talvolta esagerato nel ricordare di attingere e guardare la natura. E per natura intendo animali, piante e esseri inferiori, lo stesso batterio… tutti vivono in armonia perché si compongono di regole, di rispetto di senso di appartenenza. In natura niente è fuori luogo, eppure niente viene imposto purtroppo. L’ uomo ha frainteso e poi scordato che appartiene alla natura e ha voluto lui stesso per la sua cupidigia, per il suo orgoglio, per i suoi interessi, essere ‘uomo natura’ con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti. Mi sono sempre chiesto il perché delle monache di clausura e il perché degli eremiti e questo avviene da sempre, ma non riuscivo a trovare fino in fondo una giustificazione. Ora ho la risposta che è molto semplice: in generale tutti gli uomini si occupano del corpo pur sapendo che è destinato a tornare polvere e pochi si occupano dello spirito, dell’ anima, perché non la puoi vedere né toccare, a puoi solo sentire ma è lei che vive in eterno. Abbi sempre cura della tua luminosa anima, coltivarla, è la sola cosa che conta e che serve per arrivare vincitore in questa corsa alla vita.

Sai la notte molto spesso e ora ancora di più mi ritrovo a pensare a riflettere a valutare e il silenzio di diventa un frastuono incredibile, c’ è una epidemia che colpisce il mondo intero, ma a quasi tutti passa inosservata o ancora peggio sembra normale, addirittura viene nascosta nel cassetto dell’ignoranza. È una epidemia che non è provocata da virus, ma la provoca l’indifferenza: uccide 5 bambini il minuto nel mondo, 300 ogni ora, 7.200 ogni giorno, 216.000 ogni mese, 2.592.000 ogni anno. La sua origine sembra sconosciuta eppure l’ uomo avrebbe il vaccino per fermare questa epidemia, non costerebbe niente basterebbe saper condividere e dividere i beni, e fare meno spreco di quello che la maggior parte di noi ha. Questa epidemia ha un nome che tutti noi quasi ogni giorno della nostra vita abbiamo pronunciato e basterebbe fare nostro e mettere in pratica il principio ama il prossimo tuo come te stesso . Questo virus si chiama ‘FAME’ 
La mia non è una riflessione che vuole sminuire questa pandemia che stiamo vivendo, ma vuole solo far comprendere che abbiamo solo attenzione a ciò che ci tocca da vicino e questa volta, questo virus non colpisce solo i poveri, gli emarginati, gli indifesi, i bambini dell’Africa o di un altro paese del cosiddetto terzo mondo, ma colpisce tutti senza distinzioni di potere, di ceto sociale, di colore di pelle, di età. Ecco perché il mondo intero si preoccupa di trovare l’ antidoto, anche se giustamente, per fermare questa pandemia, perché e colpito da vicino, perché come il bambino che muore di fame e non trova il pezzo di pane, così ora l’uomo non trova una immediata soluzione. E adesso vengono colpiti i potenti in ogni ambito e così si cerca spasmodicamente una soluzione…

Mauro Vaccai – scultore

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