Parole della domenica, le due facce del turismo in Toscana: la classe media resta a casa, il lusso del Forte corre

Come sta andando il turismo in Toscana? Le prime indicazioni arrivano dalla Versilia, che sta entrando nel top della stagione. Forte dei Marmi sta “volando” e non conosce crisi. Nel resto della costa che va da Viareggio a Marina di Pietrasanta, attraverso Lido di Camaiore, la stagione balneare stenta invece ancora a decollare del tutto perché, spiegano gli addetti ai lavori, all’appello mancano soprattutto gli ospiti italiani. A riprova del fatto che anche in Versilia e dintorni è la sofferenza del ceto medio a fare la differenza.
Sono indicazioni che possono valere anche per il turismo di Montecatini, che, oltre alla perdurante crisi del termale, subisce anche i riflessi delle difficoltà della media borghesia. Quindi, in previsione di progetti di rilancio, bisogna puntare soprattutto sulla qualità, cercando di limitare i gruppi. Prospettiva non facile, ma quello che accade in Versilia può insegnare.
Come ogni settimana, ho cercato nel web e sui giornali altre storie per chi voglia leggere ma soprattutto per chi voglia riflettere.
Buona lettura a tutti quelli che ci seguono.
(a cura di Mauro Lubrani)
Un anno di scuola “in cammino”

Strade Maestre – un anno di scuola itinerante organizzato dalla cooperativa sociale CamminaMenti – è da poco giunto al termine. Sicuramente si tratta dell’esperienza più significativa della mia vita. I ritmi di vita del cammino sono assai più lenti rispetto a quelli a cui siamo abituati, per me diventati stretti. La possibilità di assaporare ogni attimo, senza l’ansia di ciò che bisognerà fare nell’attimo successivo ha cambiato completamente la mia percezione del mondo e soprattutto di me stessa. Il cammino mi ha permesso di riscoprirmi come una persona nuova, una persona che avevo perso già molti anni fa, annullandomi. Oggi so di esistere. Nel farmi conoscere ciò che mi circonda, il cammino mi ha portato a conoscere me stessa.
Lo studio in cammino ha molte caratteristiche che lo differenziano dallo studio stanziale. Studiare nei luoghi in cui sono avvenute le vicende storiche, letterarie e artistiche, dà tutto un altro significato all’imparare. Vivere le vite degli autori, attraversare i territori delle guerre, ammirare le opere d’arte, rende lo studio delle materie oltre che più semplice, anche più reale. Inoltre, lo studio itinerante permette di collegare il movimento e il paesaggio in cui si studia, agli argomenti trattati. Non dimenticherò mai l’emozione di studiare Pirandello in un teatro, Verga ad Aci Trezza o il dolore di attraversare la Linea Gotica e visitare a Monte Sole i luoghi della strage di Marzabotto.
Le lezioni sono spesso ispirate al territorio, sugli Appennini abbiamo studiato la tettonica delle placche che ha portato alla formazione di questa catena montuosa, sull’Etna abbiamo studiato vulcanologia all’interno di un canale lavico. Discutere di filosofia camminando, come facevano i filosofi greci, studiare Carducci nell’aula dell’Università a Bologna dove lui stesso insegnava, acquistare libri nello stesso negozio dove anni fa li acquistava Pasolini, sono esperienze che non avrei mai potuto vivere se non grazie alle guide-insegnanti che, con grande passione, si dedicano ad arricchire il nostro bagaglio culturale non solo di ciò che si può imparare a scuola, ma anche di un amore per la conoscenza che supera lo studio nozionistico. Il rapporto che si crea tra noi studenti e le guide è molto particolare: vi si trova il rispetto per la figura del professore, ma anche l’affetto che si prova per un compagno di avventure con cui si affrontano difficoltà e momenti di svago.
Lisa De Heer (Studentessa, quinto anno liceo linguistico) – Corriere della Sera / Buone notizie, 14 luglio 2025
In Oriente l’eternità è costruire di continuo

“Quando ho compiuto sessant’anni, ormai molto tempo fa, con mia moglie feci un viaggio in Giappone, e visitai il tempio di Ise. Sa perché è importante il tempio di Ise?
Viene distrutto e rifatto ogni vent’anni. In Oriente l’eternità non è costruire per sempre, ma di continuo.
I giovani arrivano al tempio a vent’anni, vedono come si fa, a quaranta lo ricostruiscono, poi rimangono a spiegare ai ventenni. È una buona metafora della vita: prima impari, poi fai, quindi insegni.
Sono i giovani che salveranno la terra. I giovani sono i messaggi che mandiamo a un mondo che non vedremo mai. Non sono loro a salire sulle nostre spalle, siamo noi a salire sulle loro, per intravedere le cose che non potremo vivere”.
Renzo Piano – architetto
Per i bambini la cura di Dynamo Camp: ora anche a Napoli

La cura per i bambini fragili e malati? Divertirsi. La loro medicina? L’allegria, per rafforzare la fiducia in sé stessi e custodire la speranza. È uno dei principi cardine della terapia ricreativa che da due anni Dynamo Camp offre a migliaia di bimbi e ragazzi napoletani gravemente malati, disabili o affetti da disturbi del neurosviluppo, grazie al finanziamento fornito da Fondazione Cassa depositi e prestiti (Cdp) e al supporto del Comune di Napoli. Proprio nei locali del Centro giovanile messi a disposizione dall’amministrazione comunale per le attività dei volontari – i cosiddetti “Dynami-ci”, molti dei quali formati in loco – si è fatto il punto sul secondo anno del progetto triennale che vede impegnata Dynamo Camp nel capoluogo campano, con l’obiettivo dichiarato di realizzare anche lì, com’è stato già fatto in altre città italiane, un Dynamo City Camp, ovvero «uno spazio fisico, permanente e gratuito » capace di offrire ai piccoli napoletani in condizione di fragilità la propria terapia a base di teatro e musica, circo, attività sensoriali e laboratori di arte. È una mamma a raccontare l’esperienza sua e di suo figlio Flavio, autistico, in questi primi due anni in cui Dynamo Camp è approdata nella città di Napoli. «Mio figlio – ha raccontato la donna ad Antonio Averaimo per Avvenire – non manifestava alcun interesse per la musica. Venendo qui il suo approccio a essa è completamente cambiato. Grazie alla musica, i volontari sono riusciti a instillare in lui quella fiducia che ora gli consente di fare le cose, con i tempi che gli sono propri. Più bambini hanno questa possibilità, più famiglie stanno bene e più benessere c’è nell’intera società».
Avvenire, 19 luglio 2025
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