Parole della domenica, il raddoppio della ferrovia sta finendo. Ora Montecatini deve ottenere la soluzione migliore per il suo futuro

C’è una data annunciata per l’inizio delle corse tra Montecatini e Pistoia sul doppio binario: il 15 settembre.
L’interesse, però, è anche a cosa accadrà dopo nel proseguimento del progetto di raddoppio della linea fino a Lucca. Al momento non si conoscono le intenzioni. Si riprenderà da Pescia, lasciando il tratto tra Montecatini e Pescia a un solo binario? Oppure il raddoppio riguarderà anche Montecatini?
In quest’ultimo caso – come evidenzia un dettagliato servizio del periodico Montecatini Città Futura in edicola – ci potrebbero essere grossi problemi sulla permanenza degli attuali passaggi a livello con un evidente peggioramento della divisione in due di Montecatini. Le Ferrovie vorrebbero eliminare il passaggio a livello di via Tripoli, ma la strada rappresenta un importante collegamento nord-sud. Non ci sono certezze neppure per il passaggio a livello di via del Salsero.
Per quanto riguarda l’ipotesi di una sopraelevata si teme che non sia più possibile, visto che l’innalzamento dei binari avrebbe dovuto partire molto prima della stazione Mazzoni. Di recente, però, un gruppo di architetti montecatinesi ha affrontato l’argomento con un secco “no al muro sulla ferrovia nel tratto di Montecatini, sì alla sopraelevata” (nella foto: “Il ponte sullo stretto di Montecatini” idea-proposta degli stessi architetti).
Il futuro viaggia su un doppio binario: le scelte dovranno essere tecniche ma soprattutto politiche. L’impressione è che Montecatini abbia sottovalutato la necessità di trovare un accordo precedente con le Ferrovie sul progetto di raddoppio e l’attraversamento della città. Oggi il rischio è di trovarsi con le spalle al muro e di avere scarsi margini di trattativa.
Come ogni settimana, ho cercato nel web e sui giornali altre storie per chi voglia leggere ma soprattutto per chi voglia riflettere.
Buona lettura a tutti quelli che ci seguono.
(a cura di Mauro Lubrani)
A Gaza si muore di fame, è ora di ascoltare

Quello che sta accadendo a Gaza è «inaccettabile». Lo ha detto il cardinale Pierbattista Pizzaballa, usando parole di una durezza inaudita di ritorno dal viaggio di tre giorni che ha compiuto nella Striscia questa settimana insieme al patriarca ortodosso Teofilo III. «Abbiamo camminato tra la polvere delle rovine, oltre edifici crollati e tende ovunque: nei cortili, nei vicoli, per le strade e sulla spiaggia, tende che sono diventate case per chi ha perso tutto. Ci siamo trovati in mezzo a famiglie che hanno perso il conto dei giorni dell’esilio perché non vedono alcun orizzonte per un ritorno. I bambini parlavano e giocavano senza battere ciglio: erano già abituati al rumore dei bombardamenti. Siamo tornati col cuore spezzato». Il suo racconto, che vi invitiamo a leggere e rileggere, è straziante. Come strazianti sono le fotografie che documentano la carestia di massa, causata dalla decisione di bloccare di fatto gli aiuti, senza che il governo di Israele e i grandi del mondo (che pure si sono mobilitati negli ultimi giorni a parole) decidano di fermare la guerra. Papa Leone XIV ha chiesto che cessi subito questa «barbarie», ricordando «l’obbligo di tutela dei civili, il divieto di punizione collettiva, l’uso indiscriminato della forza e lo spostamento forzato della popolazione». Ci chiediamo cos’altro ancora debba accadere perché sia ascoltato.
Avvenire, 24 luglio 2025
Libri novità: “Fiorentin mangiafagioli”

Nella cronaca di Firenze de “La Nazione”, Alfredo Scanzani era il “Mago”. Perché “leggeva” le stelle e si interessava di fenomeni paranormali. Occupandosi anche di “normali” che erano comunque dei fenomeni. Molto attento, Alfredo, anche alle tradizioni fiorentine, alle leggende, ai proverbi. Da qui la sua nuova “fatica”: il libro “Fiorentin mangiafagioli”, una scelta di centinaia e centinaia di ammonimenti davvero sorprendente, insomma, quella proposta dal collega Alfredo e Marta Questa con personaggi e luoghi nei detti e nei proverbi toscani, a cura di Polistampa per le edizioni Sarnus e già felicemente accolta in libreria.
Tante piccole sentenze, spesso incredibili, inattese e risalenti persino a molti secoli addietro, tutte pronte a sorprendere ed aiutare a riscoprire vita, storie singolari e dimenticate tradizioni delle nostre contrade.
Si tratta di un libro sui proverbi davvero diverso. Nessun detto generico, riferibile cioè a qualsiasi posto o nazione. Ciascuno di questi modi di dire fa nomi e cognomi, rammenta paesani e cittadini, quartieri (Come la compagnia del Ponte di Rifredi, pochi e mal d’accordo, oppure Largo donne, passa Gano…i’ duro di San Frediano; ancora: Le vere signore portano la pamela di Signa) feste e mercati, fiumi e torrenti (Arno non cresce se Sieve non mesce), tutti incontrati lungo un gioioso viaggio tra ciance (Vicchio Mugello, Scarperia coltello, Borgo scrittoio, Dicomano un cacatoio) storie, vizi, virtù, pettegolezzi (Peretola, Brozzi, Sesto e Campi la peggio la peggio genìa che Cristo stampi) e contraddizioni di Firenze, dei suoi abitanti e delle sue “terre” (Chianti fiorentino, Empoli, Mugello, Valdarno fiorentino, Valdisieve). Abbiamo inoltre piacevolmente riletto i “Maledetti Toscani” di Curzio Malaparte (sì, il cittadino del mondo che senza tentennamenti incise: Il difetto dei toscani? Non esser tutti pratesi), origliato nei cortili di Prato, curiosato dalla sorgente dell’Arno fino alla sua foce, ficcato il naso nella meteorologia popolare della Toscana (Quando Monte Morello c’ha il cappello e la Calvana la sottana, domani l’è buriana, D’Arezzo ‘un è bono neanche i’ vento), infine riesumate alcune imprecazioni della “Maremma salvamoccoli”, dalla diascola a quella sudicia e ‘mpestata.
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