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Parole della domenica, ecco le storie di due donne speciali

Parole della domenica, ecco le storie di due donne speciali

Questa rubrica è nata con il titolo “Le parole della domenica al tempo del virus” e speriamo che possa rimanere un appuntamento senza… virus. Nell’ultima settimana, però, un po’ di preoccupazione si è aggiunta per la crescita del numero dei contagi in Italia e nella nostra regione.
Montecatini è una città che molto sta soffrendo nella sua economia a causa del Covid. Il turismo è sicuramente uno dei settori più penalizzati e ripartire non è certo facile, anche se, come abbiamo scritto domenica scorsa, ci sono segnali incoraggianti.
Su questo tema non abbiamo molto da dire, se non di raccomandare a tutti prudenza: distanziamento, uso della mascherina dove è richiesto, igiene delle mani.
Le parole di questa domenica – come al solito cercate nel web e nei giornali – ci offrono le storie di due donne speciali: Mercedes Barcha, moglie di Gabriel García Marquez, scomparsa pochi giorni fa in Messico, e Brigitte Bardot.
Parole che vogliono offrirci qualche minuto di riflessione come ogni settimana.
Buona domenica.
(a cura di Mauro Lubrani)

LA VOGLIA DI LIBERTA’ DELL’ORSO PAPILLON

Papillon libero: ormai una leggenda. L’orso, dopo essere fuggito per la seconda volta dal recinto dove era stato rinchiuso, ora è riuscito a liberarsi del radio collare. La prorompente voglia e la passione di vivere liberi e in natura. #IoStoConPapillon“: lo ha scritto su Twitter il Ministro dell’Ambiente Sergio Costa.

MERCEDES E IL CAPOLAVORO DI CENT’ANNI DI SOLITUDINE

Mercedes Barcha e Gabriel García Marquez

Qualche giorno fa è morta, in Messico, Mercedes Barcha.
So che alla stragrande maggioranza dirà poco o nulla questo nome.
Lasciatemi darvi soltanto un indizio: Cent’anni di Solitudine.
Mercedes era la moglie di Gabriel García Marquez. La prima lettrice. La prima innamorata di quel romanzo. E dei tanti che seguirono. Colei che fece possibile quella magia, restando sempre nell’ombra.
Quando si trasferirono in Messico, nel 1965, con i due figli piccoli, Gabo aveva rinunciato al suo posto come editore della rivista Sucesos, per dedicarsi completamente alla scrittura di quel libro. Man mano che aumentavano le pagine, salivano anche i debiti. La voce di Mercedes diventò proverbiale nei negozi della zona. La ascoltarono, per più di un anno, il macellaio, il panettiere e i fruttivendoli di Colonia San Angel, dove vivevano: “Gabriel sta scrivendo un libro, non appena lo finisce vengo qui e pago tutto”.
Il giorno in cui mise la parola Fine al romanzo (700 pagine), Gabo e Mercedes andarono in posta. Dovevano spedirlo a Buenos Aires, agli amici di Sudamericana, che lo stavano aspettando. Prima di andarci, però, Mercedes passò dal banco dei pegni, dove lasciò una delle ultime cose che le restavano: l’asciugacapelli.
L’omino della posta mise tutta quella carta sulla bilancia ed emise il suo verdetto: 83 pesos. Mercedes disse, sgomenta, “ne ho soltanto 45”.
Gabo prese il libro, lo divise in due parti e disse: Pesi questi fogli, per favore, fino a 45 pesos.
Così fecero, racconta Gabo. Pesarono quelle pagine come se stessero tagliando delle bistecche. Poi abbiamo rifatto il pacco e lo abbiamo spedito.
Tornati a casa si resero conto, però, che avevano spedito non l’inizio, ma le ultime 300 pagine del romanzo.
Mercedes prese l’ultima cosa che restava, il frullatore, e partì di nuovo verso il banco dei pegni. Tornarono alla posta. Spedirono il resto del volume e lei strinse forte i due pesos miracolosamente avanzati.
“La guardai e vidi che era verde di rabbia”, raccontava Gabo. Poi mi disse: «solo falta que sea mala!»
“Manca solo che non sia buono, quel romanzo!”
Buon viaggio, Gaba. E grazie.
Credo che persino Melquìades, stasera, si stia asciugando una lacrima.

Milton Fernández
Da un post di Angelo Branduardi del 17 agosto 2020

LA SOLITUDINE DI BRIGITTE BARDOT

Ho scelto la solitudine per difendermi. Mi preservo dall’umanità che mi circonda, da questa umanità rumorosa e invadente. Vivo circondata da animali, alberi, fiori. Ho cavalli, asini, montoni, capre, maiali, galline, anatre, oche, piccioni. Poi, naturalmente, cani e gatti. Non so neppure quanti sono…
Mi sento molto più vicina alla natura e agli animali piuttosto che all’uomo. Confesso che detesto la gran parte della specie umana. Ho sposato la causa degli animali per dare finalmente un senso alla mia esistenza quaggiù. Sto tentando di spiegare all’uomo che le crudeltà inferte agli animali sono indegne, inaccettabili, disumane appunto…
Me ne fotto che il mondo si ricordi della divina B. B., che divina non è stata per niente.
Brigitte Bardot

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Naturalmente sul sito si trovano archiviate tutte le “Parole della domenica” a partire dalla numero uno ad oggi

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