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“Leonardo e Petrolini”, un libro mette a confronto i due geni nel segno della Gioconda

“Leonardo e Petrolini”, un libro mette a confronto i due geni nel segno della Gioconda

Doveva purtroppo essere la scomparsa dell’amatissimo Gigi Proietti a riportare agli onori delle cronache il mito di Ettore Petrolini, che proprio in lui aveva trovato uno dei più acclamati eredi sul palcoscenico. Ma Petrolini di eredi, grandi e piccoli, parecchi ne ha seminati dal 1936, anno della sua prematura morte, a oggi. Senza contare i tanti volti noti dello spettacolo che a Petrolini si sono soventemente rifatti in modo più o meno dichiarato. Tutto il filone del nonsense degli Arbore, del Benigni prima maniera, dei Marenco e dei Frassica di “Quelli della notte” e “L’altra domenica” segue il solco tracciato dal grande istrione romano. Persino in Dario Fo, Rino Gaetano e Renato Zero si trovano accenti e legami petroliniani.

La copertina del libro “Leonardo e Petrolini”
di Marco A. Innocenti e Oreste Ruggiero

Perché scrivere tutto questo? Lo scopo è smaccatamente utilitaristico: presentare il nuovissimo libro “Leonardo e Petrolini” (Edizioni Orad) scritto da Marco A. Innocenti e da Oreste Ruggiero. Realizzare questo volume è stato un gioco, cui volentieri gli autori si sono prestati per mettere in chiaro come i geni dell’invenzione artistica possano dialogare anche a secoli di distanza, offrendoci infiniti spunti per indagare le loro epoche da angolazioni insospettate.
La Gioconda e Leonardo sono monumenti cui va la nostra completa ammirazione, ma senza impedirci per questo di calare simili icone universali in contesti di satira (anche feroce), di polemica (anche rovente), di contestazione e d’irriverenza emergenti da un periodo storico – quello del Futurismo – che anche sulla Gioconda e su Leonardo tanto discusse e azzardò, a torto o a ragione, nel segno dell’evoluzione senza fine dell’arte e del pensiero.
E’ così l’occasione per valutare una volta di più il ruolo di Petrolini nel Futurismo e di Leonardo come ispiratore senza tempo, uomo universale e particolare, calato nel sublime e nella quotidianità.
Ancora nel 1921 Ettore Petrolini metteva nel cartellone dei suoi spettacoli la satira “La Gioconda”, che aveva ideato fra la fine del 1913 e l’inizio del 1914. Lo spunto era nato dalla più clamorosa notizia di quel tempo: il ritrovamento a Firenze del celebre dipinto di Leonardo, rubato nell’estate 1911 al Louvre dall’italiano Vincenzo Peruggia. Ora ad altri eredi – il più significativo d’oggi è senza dubbio il livornese Dario Ballantini – ci piacerebbe affidare la Gioconda petroliniana, affinché dopo tanti anni di oblio o quasi possa tornare piccola grande protagonista delle scene.

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