Pages Navigation Menu

Le notizie della tua città

Una vacanza anni Trenta, l’omaggio di Montecatini ai turisti fedelissimi del 1981

Una vacanza anni Trenta, l’omaggio di Montecatini ai turisti fedelissimi del 1981

Una pubblicazione ricordo degli anni Trenta uscì poco prima del Ferragosto 1981. Si trattava della rivista annuale “Montecatini e le sue Terme” edita dall’Azienda di cura e soggiorno e diretta da Nori Andreini Galli. Il numero era dedicato ai 170 vincitori del Premio fedeltà, che era concesso ai turisti che avevano frequentato la nostra stazione termale per mezzo secolo.
“La Nazione” pubblicò, l’11 agosto 1981, uno degli articoli della rivista, che era appunto una rievocazione di una stagione turistica degli anni Trenta a Montecatini.

A quel tempo la colonia si chiamava “Segreto d’amore”, la cipria era di Coty, l’eleganza un obbligo: la signora che fosse uscita senza cappello era giudicata da poco, il signore sorpreso in tenuta sportiva alle sei del pomeriggio, quanto meno, uno stravagante.
La cura a Montecatini, le vacanze erano ancora un fatto di élite, un privilegio. Tuttavia, già si cominciava a parlare di turismo di popolo, che di lì a poco sarebbe diventato, potenza delle parole, turismo di massa.
La vita a Montecatini scorreva scandita da ritmi precisi: la mattina al Tettuccio, il pomeriggio alla Torretta, la sera ai caffè, ai teatri, ai tabarin. Tra lo stabilimento e l’albergo la sosta obbligata al Gambrinus, dove suonava l’orchestra Lanfredi.
Avanti giorno, sui viali ancora deserti, il getto a ventaglio delle innaffiartici, le gare dei giardinieri, perché ogni aiuola apparisse profumata e pettinata, il passo dinoccolato di Arturo Schweiger, amministratore delegato delle Terme, capace di individuare una carta di caramella, incautamente abbandonata, a un miglio di distanza; e vecchie inglesi, col cane, il cappello di paglia chiuso dalla veletta, apparentemente volta a preservare da mosche e zanzare, in realtà dagli sguardi dei passanti, curiosi e divertiti.
Ma la sera, la notte era un’altra cosa. Rifacendosi addirittura a Rabelais ed alle sue prescrizioni di “rallegrare il malato”, audaci imprenditori di alberghi e di pubblici locali facevano a gara nell’offrire divagazioni o l’opportunità di realizzare quelle promesse, quelle intese sottolineate da un impercettibile moto delle ciglia, fissate tra mescitrici e forestieri di buon’ora, agli stabilimenti, sotto gli occhi inquisitori delle ispettrici.
I più neri peccati di gola si facevano dopo mezzanotte alla Taverna Biondi: artisti di varietà, divi della canzone, chiromanti ed indovine, cavallai del Modenese, signore sole ma che speravano bene, la compagnia era assortita come la cucina, la ristrettezza dei tavoli tramite di reciproca conoscenza.
Invece per i peccati d’altro genere c’era il Kursaal, le girls, come già si diceva, della Compagnia Maresca. Enigmatiche bellezze in rénards, venditori di tappeti orientali, di profumi esotici, di ninnoli; biliardi colorati, le singole piste limitate da corrimano di velluto.
L’internazionalità delle idee e del gusto era sottolineata dalle edizioni dei più importanti quotidiani stranieri, la vita della minuscola città esaltata in polemici e dispettosi giornaletti locali.
I romanzi di mura facevano sognare le ragazzine, intere stagioni d’opera mandavano in delirio gli amanti della musica lirica – Rosetta Pampanini indimenticabile Butterfly – i raffinati godevano d’un concerto settimanale dell’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, diretta, per esempio, da Max Reiter.

Rosetta Pampanini (1896-1973), soprano italiano particolarmente apprezzato da Arturo Toscanini

Poi, le corse in notturna, il binocolo, la macchina fotografica a tracolla, il rischio, la scommessa. Vendite all’asta piene di colore, mostre d’arte: Beppe Ciardi e Vincenzo Irolli a portata di mano, i Macchiaioli ancora da scoprire, offerti per poche migliaia di lire.
Cambiata in cinquant’anni la città? Non molto ci dicono gli amici insigniti del Premio di fedeltà. Meno principi di sangue, meno gerarchie, meno sussiego, non più mutande lunghe, né gilè con la catena e la sterlina.
Meno silenzio: a quei tempi gli amministratori parlavano di mettere, figuriamoci!, le pianelle ai cavalli. Le orchestre, dopo le ventitré, suonavano in sordina, nessun altoparlante faceva improvvisamente trasalire ed i motociclisti erano dirottati sul percorso fissato ai traffici pesanti.
ma identico il mistero dell’acqua, la straordinaria possibilità di curarsi senza mortificazione, identica la vita, le chiacchiere, i passatempi.

Leave a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi