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Ruggero Leoncavallo e Montecatini, la città non ricorda il musicista a 105 anni dalla scomparsa

Ruggero Leoncavallo e Montecatini, la città non ricorda il musicista a 105 anni dalla scomparsa

Come fosse la fine di un romanzo mai banale nel suo svolgimento, la vita terrena di Ruggero Leoncavallo finì laddove aveva vissuto gli ultimi anni da vero protagonista: Montecatini Terme. Era il 9 agosto 1919 – 105 anni fa – quando Leoncavallo spirò nel villino Giannini, lasciando un grande vuoto tanto nella città quanto nel panorama culturale e artistico internazionale.
Leoncavallo rimase affascinato da questa città che cambiava a vista d’occhio e che era frequentata da migliaia di turisti e da tanti personaggi del mondo dello spettacolo.
Fu un protagonista generoso e trascinatore della brillante e allegra vita mondana dell’epoca a Montecatini. Fu sempre disponibile a partecipare in prima persona, coinvolgendo artisti e amici, in serate benefiche e in altri appuntamenti nei teatri e alle Terme.
Ricordiamo tra i tanti avvenimenti lo spettacolo benefico dal titolo Lo sciopero delle acque e il varietà Agenzia teatrale, un vero e proprio evento per i turisti della stazione termale. 
Eppure, mentre il suo cuore si scaldava in mezzo alla gente, nel “fiorito asil” delle terme di Montecatini, ricercato e benvoluto da tutti, Leoncavallo viveva il suo dramma più profondo per problemi economici e di salute. 
Tracciando un bilancio della sua carriera, il responso era chiaro ed impietoso: delle varie opere scritte, da I Medici al Rolando, solo Pagliacci poteva dirsi entrata stabilmente nel repertorio usuale dei teatri mondiali. 
Inoltre, lo amareggiava la poca stima dimostratagli da Toscanini, alla cui fama aveva pur contribuito, avendogli fatto dirigere il 21 maggio 1892 la prima mondiale dei Pagliacci; stigmatizzava l’ingratitudine di Enrico Caruso. Il cantante, che si rifiutò di festeggiare i 25 anni dei Pagliacci, doveva a quest’opera un terzo del suo patrimonio, a detta del Maestro; e il rifiuto di essere l’interprete della nuova opera Avemaria. Rifiuto avuto in un colloquio, avvenuto il 20 luglio 1914 all’Hotel La Pace di Montecatini, alla presenza anche di Giulio Gatti Casazza, autorevolissimo soprintendente del Metropolitan di New York.
Motivi di interesse misero in crisi anche i suoi rapporti con l’editore Renzo Sonzogno, che, dal canto suo, nel dicembre 1916, aveva sospeso a Leoncavallo il mensile.
Resta famosa la foto dei funerali del Maestro: davanti la bara, veramente commossi, gli amici di una vita, colleghi e rivali, Giacomo Puccini e Pietro Mascagni (foto sotto).
Il compositore fu seppellito a Firenze nel cimitero delle Porte Sante. Le sue spoglie mortali, assieme a quelle di sua moglie Berthe, dando seguito al suo desiderio, furono traslate a Brissago (Canton Ticino-Svizzera) sul Lago Maggiore nel 1989: la tomba è situata nel portico del XVII secolo della chiesa rinascimentale della Madonna di Ponte.
Brissago è anche sede di un museo dedicato alla memoria del compositore. Gran parte del patrimonio artistico di Leoncavallo è oggi conservato al Fondo Leoncavallo nella vicina Locarno.
A Montecatini cosa rimane? Una targa sul villino di via Giannini dove trascorse gli ultimi anni, un’associazione musicale che porta il suo nome e un ricordo sbiadito per un personaggio che invece avrebbe meritato di essere celebrato per l’amore e la passione che cercò di trasmettere alla città da turista prima e da “montecatinese” poi.

Giacomo Puccini e Pietro Mascagni davanti alla bara di Ruggero Leoncavallo


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