Parole della domenica, lavori senza fine alla Palazzina regia: non si vede la luce in fondo al tunnel. Finanziamenti a rischio?
Cresce la preoccupazione sui lavori senza fine alla Palazzina Regia, che dovrebbe diventare un museo termale (e non solo) e un fiore all’occhiello di una città in cerca di rilancio. Il rischio – secondo l’allarme lanciato dal consigliere Edoardo Fanucci – è di perdere i consistenti finanziamenti a suo tempo accordati dalla Cassa depositi e prestiti.
Lo storico Roberto Pinochi il 3 settembre pubblicò su Facebook questo posto, che voglio di nuovo ripetere perché credo che il problema deve essere condiviso da tutti quelli che vogliono bene a Montecatini:
E’ tanto che mi dico di non andarci, non andarci a fare la passeggiatina del pensionato in centro a Montecatini, tanto poi ti capita di passare dalla Palazzina Regia e allora ti inc..zi e ti sale la pressione. Mi devo ricordare di scansare il viale Verdi, o almeno quel pezzo lì, dove da qualche anno la Palazzina ci guarda stremata, sbudellata, sgangherata di fuori ma ho paura anche di dentro. Buche e calcinacci intorno, impalcatura e betoniera sul retro, operai zero-uno-due, quando ci sono, avvisaglie di conclusione dei lavori non pervenute, occhiate furtive attraverso le persiane aperte, sconsolatamente desolanti.
E dunque, il granduca non c’ha insegnato proprio niente? Era parsimonioso, spaccava un capello in quattro, ma quando partiva non voleva storie, i lavori vanno finiti. E questi, di lavori, quando saranno finiti? Non è che si pretende di sapere preciso il giorno dell’inaugurazione (a proposito, di che cosa, l’inaugurazione? Del museo delle terme oppure…?), ma insomma il mese, l’anno, il biennio della avventurosa inaugurazione si potrebbe cominciare a programmare, perdinci e anche perbacco!
Sapete che non sono avvezzo alle critiche, mi garba di più proporre, e qui proporrei allora una bella dichiarazione ufficiale, la faccia chi sa qualcosa, magari poco, magari all’incirca, magari forse…
Chiusa qui la parentesi goliardica (mi pregio e mi vanto di esserlo stato e di esserlo tuttavia, un goliardo) sarebbe il caso davvero che qualcuno (credo del Comune, ma si accettano alternative) si prendesse la briga di raccontare a tutti quando si comincerà a vedere la fine del tunnel (citazione), quando si potrà rientrare e vedere cosa è successo dentro la Palazzina, magari anche all’Azienda di Cura, e perché no all’Accademia, che i lavori qui sembrano finiti ma non ci sono i quadri e le sculture e allora che Accademia è? Una bella conferenza-stampa, please, per “fare il punto della situazione”. Lo chiede la cittadinanza tutta, i Montecatinesi pazientano, ma ogni limite ha una pazienza…
Come ogni settimana, ho cercato nel web e sui giornali altre storie per chi voglia leggere ma soprattutto per chi voglia riflettere.
Buona lettura a tutti quelli che ci seguono.
(a cura di Mauro Lubrani)
La “Domenica sportiva” compie 70 anni

L’11 ottobre 1953, tre mesi prima dell’avvio delle trasmissioni televisive, andava in onda la puntata d’esordio de “La domenica sportiva”. Tre soli servizi, senza sigla e senza conduzione in studio: gli highlights (che nel lessico di allora venivano chiamati «riflessi filmati») di Inter-Fiorentina per la quinta giornata del Campionato di calcio, poi l’atletica leggera con la 50 chilometri di marcia ad Abbiategrasso vinta da Pino Dordoni e il ciclismo con la cronaca della Tre Valli Varesine vinta da Nino Defilippis. È il programma più longevo della Rai, che ormai ha ben poco a che fare con il passato, quando era un appuntamento imperdibile soprattutto per gli appassionati di calcio per vedere in tv i gol della Serie A e sentire i commenti alle partite. Adesso che la Seria A in televisione è mediata dalle piattaforme on line ed è a pagamento, trasformata in uno spezzatino distribuito su quattro giorni la settimana a tutte le ore, la Ds c’è ancora, in seconda serata, ma attrae molto meno di prima, anche perché la domenica a quell’ora i tifosi non solo hanno visto le partite per intero, ma hanno già sentito interviste e commenti di tutti i tipi.
Andrea Fagioli – Avvenire, 18 ottobre 2025
Toscana, crollano le nascite

L’inverno demografico sembra destinato a diventare una nuova era glaciale e i dati Istat relativi alla Toscana sono anche peggiori di quelli nazionali. Nel 2024 le nascite in Italia sono calate del 2,6% rispetto al 2023 e i dati provvisori sul periodo gennaio-luglio fanno stimare per il 2025 una contrazione del 6,3% con 13 mila nascite in meno. Il tasso di natalità toscano è stato del 3,3 per mille nel 2024, in calo rispetto al 3,2 del 2023 e le previsioni per il 2025 indicano un mesto 3 per mille: peggio fa solo la Sardegna 2,3. La Toscana mostra gli stessi valori di Umbria, Abruzzo e Molise. Sta sotto la Lombardia (3,5) e l’Emilia Romagna (3,4). Lontana dai dati delle province autonome di Trento (3,9) e Bolzano (5 per mille).
Prendendo in esame il periodo che va da gennaio a luglio, Istat dice che nel 2024 i nuovi nati in Toscana sono stati 11.967 in calo dell’1% sul 2023. Ma le stime per il 2025 sono una vera doccia gelata: si attendono solo 11.081 nascite, con un crollo del 7,4% rispetto al 2024.
«I dati Istat sulle nascite non sono sorprendenti. Lo sono, invece, quelli sulla fecondità — dice Daniele Vignoli, docente di demografia all’Università di Firenze — Le poche nascite dipendono dal fatto che in Italia, a partire dagli anni Settanta, mancano i genitori: è un dato strutturale e per invertire questa tendenza manca almeno una generazione. Colpisce molto invece il dato sulla fecondità perché questa è legata alla propensione a fare figli che è collegata alle politiche pubbliche». Vignoli spiega che si pensava di aver toccato il fondo nel 1996 con un tasso nazionale di fecondità pari a 1,19 figli per donna che però poi nel 2024 è crollato all’1,18, la stima per il 2025 è pari all’1,13. In Toscana nel 2024 il tasso di fecondità è stato dell’1,12%, inferiore a quello italiano e la previsione 2025 scende fino all’1,06.
Silvia Ognibene – Corriere Fiorentino, 22 ottobre 2025
Il bombo fa paura, ma è fondamentale per l’ambiente

Il bombo è, fra gli insetti, uno di quelli che ci spaventa di più. Grosso e tozzo, molto più peloso delle api, secondo un falso mito che richiama le leggi della fisica (spesso erroneamente attribuito ad Albert Einstein), per il loro peso non dovrebbero essere in grado di volare. Invece ondeggiano grazie a un movimento incredibilmente veloce delle ali a forma di otto, che genera vortici per aumentare la portanza. Non è aggressivo, il bombo, potrebbe pungere solo in caso di difesa: e d’altra parte non rilascia il suo pungiglione, né il suo veleno è mortale per l’uomo.
Invece i bombi sono fondamentali per gli ecosistemi. Impollinano piante selvatiche e colture, mantengono sani gli habitat. Come potete facilmente immaginare, però, a livello globale, le popolazioni di bombi stanno diminuendo. In particolare, in Europa: il cambiamento nell’uso del suolo, l’agricoltura intensiva, le specie invasive, le malattie infettive che colpiscono gli impollinatori, l’intensificarsi degli eventi meteo estremi minacciano i loro habitat e alterano i cicli vitali. Due anni fa la rivista Nature ha stimato che tra il 38 e il 76 percento delle specie europee di bombi subiranno perdite di almeno il 30 percento del territorio ecologicamente idoneo entro il 2061-2080.
Edoardo Vigna – Corriere della Sera / Clima e ambiente, 22 ottobre 2025
Leggi “Le parole della domenica” 284
Leggi “Le parole della domenica” 283
Leggi “Le parole della domenica” 282
Leggi “Le parole della domenica” 281
Leggi “Le parole della domenica” 280
Leggi “Le parole della domenica” 279
Leggi “Le parole della domenica” 278
Leggi “Le Parole della domenica” 277
Leggi “Le parole della domenica” 276
Leggi “Le parole della domenica” 275
Leggi “Le parole della domenica” 274
Leggi “Le parole della domenica” 273
Leggi “Le parole della domenica” 272
Leggi “Le parole della domenica” 271
Naturalmente sul sito si trovano archiviate tutte le “Parole della domenica” a partire dalla numero uno ad oggi