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Gli 80 anni di Francesco Guccini a Pavana: intervistato dopo il suo ultimo disco

Gli 80 anni di Francesco Guccini a Pavana: intervistato dopo il suo ultimo disco

Francesco Guccini ha compiuto 80 anni il 14 Giugno. Li ha festeggiati nella sua casa di Pavana sommerso dalle telefonate e dai messaggi di amici, conoscenti e degli ammiratori. “Sono il primo della famiglia Guccini – ha affermato – ad aver tagliato questo traguardo. Il momento di pandemia non permette grandi festeggiamenti: andrò a cena con mia moglie”.

Dopo la pubblicazione del suo ultimo album “L’ultima Thule” del 2012 (16° della carriera, più otto dischi live, quattro raccolte e circa cinquecento concerti) con in copertina un’immagine scattata dal famoso fotografo pistoiese Luca Bracali e l’annuncio della sua decisione di non incidere altre canzoni, il cantautore fu intervistato dal giornalista de “La Nazione” Mauro Lubrani. L’incontro avvenne a Pavana alla presenza dello stesso Bracali in un pomeriggio di domenica del 24 febbraio 2013. Appuntamento nell’osteria preferita dal cantautore. Il titolare avvisò: “Guccini arriva tra poco accompagnato da un suo amico giornalista”. Poco dopo, comparve insieme a Giampiero Negretti per tanti anni in servizio al “Giornale” a Milano, ma, sorpresa delle sorprese, in precedenza aveva lavorato insieme a Lubrani per un paio di anni proprio a “La Nazione” nella stessa redazione a Montecatini. Prima della cena l’intervista.

Abbiamo chiesto a Lubrani l’autorizzazione a pubblicarne il testo, che – ricordiamo – risale a sette anni fa.

Francesco Guccini con Luca Bracali e Mauro Lubrani durante l’intervista
nell’osteria di Pavana (2013)

Ora che gli impegni con la musica sono terminati, come passa le sue giornate Guccini nella tranquillità di Pavana?
«Qua l’occupazione di tutti i pomeriggi è di giocare a carte tra tutti i pensionati a briscola, tresette e scopa. A Bologna, un tempo, si giocava a carte lunghe, il cosiddetto Tarocchino, a Firenze c’erano le Minchiate oggi scomparse, ma io un mazzo ce l’ho».

La giornata creativa di Guccini?
«Nonostante vada a letto relativamente presto, mi alzo tardi, di solito alle 11 o anche alle 11.30. Poi, guardo il telegiornale e dopo mangiato mi metto a scrivere. A volte anche di sera, se non c’è niente d’interessante in tv. Altrimenti leggo molto».

Quindi scrivere, ma niente musica.
«Continuerò a scrivere, non canzoni, ma le mie cose. Quello non mi stanca, anzi mi diverte. Attualmente sto lavorando, e procede anche abbastanza bene, al Nuovo dizionario delle cose perdute, che nella passata edizione ha avuto un ottimo successo. Sto approfondendo, tra l’altro, un argomento complicato come quello delle osterie. Non ne esistono più come quelle di una volta. A Ferrara, vicino al Duomo, c’è l’osteria del Chiuchiolino, che esisteva già prima del ‘400. Da lì sono passati Ariosto, Tasso e Nicolò Copernico abitava al piano di sopra. Cellini e Tiziano sono andati a bere in quell’osteria. Quando è stato festeggiato non so quale anniversario di Copernico, Wojtyla è stato lì».

Non a caso il ritrovo per questa intervista è per un pomeriggio con cena alla «Caciosteria I due ponti» di Mimmo e Betty Zummo, un esempio di imprenditori che hanno lasciato la loro attività ad Agliana per trasferirsi a Pavana.

E il giallista Guccini?
«Ho iniziano, insieme a Loriano Machiavelli, il nuovo romanzo, che ha sempre come personaggio l’ispettore della forestale Marco Gherardini detto Poiana. Mi viene da ridere, perché un Marco Gherardini esiste veramente qui in zona. Detto Poiana perché era uno sperone di legno e ferro, che nei tempi che furono veniva messo davanti ad un camion per spalare la neve. Ho già scritto le prime scene, Loriano deve continuare a portarle avanti e poi ci scambiamo le parti».

Come scrittore Guccini ha pubblicato ventiquattro libri, otto dei quali scritti assieme a Loriano Macchiavelli.

E poi resta aperta la possibilità di qualche partecipazione in alcuni film: se Pieraccioni chiama, Guccini è pronto?
«Per l’amor di Dio! Per Pieraccioni ho fatto il preside, il regista e lo psichiatra; ho fatto il barista per Ligabue; ho fatto il famoso cantastorie bolognese Giulio Cesare Croce in un film per la televisione su Bologna di Gianfranco Mingozzi e sempre con lui ho fatto la parte di un anarchico modenese in tempo di guerra. Poi, ho impersonato una figura strana in un film di Stefano Benni insieme a Dario Fo e Paolo Rossi. E, poi, ancora sono stato il padre del bandito bolognese Fantazzini in un lavoro di Enzo Monteleone. Insomma, ho una carriera cinematografica mica da ridere!».

Infine, vero che Guccini è anche un buon cercatore di funghi?
«Una volta lo ero. Un giorno Dalla mi chiese: Ma cosa vai a fare su in montagna? Gli ho detto che avevo mille cose da fare, come andare a funghi per esempio e credo che Lucio non ci sia mai andato in vita sua».

In homepage: Luca Bracali mostra a Guccini la copertina dell’ultimo disco

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