Parole della domenica, ceduto all’asta il Golf: fu l’ultimo regalo del professore Dino Scalabrino a Montecatini

Un pezzo alla volta Montecatini perde i suoi tesori voluti e costruiti con lungimiranza da personaggi che hanno contribuito a fare grande Montecatini. L’ultimo caso è quello del golf la Pievaccia, ceduto all’asta sembra ad una società straniera.
Il campo da golf fu uno degli ultimi regali fatti alla città dal professore Dino Scalabrino, che aveva portato Montecatini a una fama internazionale, anche dal punto di vista scientifico, il nostro termalismo. Ecco quello che Scalabrino, Presidente dell’Azienda di cura oltre che Direttore sanitario delle Terme, scriveva nel 1974, pochi mesi prima della sua morte, sulla rivista Montecatini e le sue Terme:
“L’Azienda di Cura ha stipulato il contratto per la cessione del terreno destinato a campo di golf alla società Intur Montecatini che già al lavoro per il relativo progetto definitivo. Dopo un lungo periodo di silenzio sull’argomento, l’Azienda annuncia un fatto che è un avvenimento destinato a mutare il volto dell’intero comprensorio con prospettive di concreto interesse anche per le località dei comuni di Monsummano Terme e Larciano. Un campo di golf a 18 buche e allestito con moderni criteri rispondenti al modulo internazionale del golf, situato nel bel mezzo della Toscana e facilmente raggiungibile dai maggiori centri turistici, è un impianto che non può passare inosservato e non può non incidere sulla sensibilità del mercato turistico.
Come si sa, l’Azienda di cura aveva acquistato una zona di 60 ettari della bella fattoria della Pievaccia, a ciò incoraggiata da quanti convinti della necessità dell’impianto di golf (per incrementare un turismo di alta fascia, ndr). Dopo faticosi tentativi miranti a costituire una società che avrebbe mantenuto la proprietà del fondo all’azienda, cioè a Montecatini, visto che il sacrificio del mutuo contratto sarebbe diventato tanto gravoso quanto inutile, decideva di prendere in esame l’alienazione del terreno a una società composta soprattutto da albergatori e imprenditori locali. Concludeva Scalabrino: “Oggi il campo di golf che non costruisce l’Azienda di cura ma per la cui realizzazione l’Azienda di Cura ha condizionato la cessione del terreno”.
Come ogni settimana, ho cercato nel web e sui giornali altre storie per chi voglia leggere ma soprattutto per chi voglia riflettere.
Buona lettura a tutti quelli che ci seguono.
(a cura di Mauro Lubrani)
Addio a Paolo Sottocorona, il Signore del meteo

Addio a Paolo Sottocorona, storico meteorologo di La7, scomparso all’età di 77 anni. Per anni le sue previsioni meteo sono state un appuntamento fisso per milioni di spettatori, grazie al suo stile chiaro, pacato e sempre preciso. Amava profondamente il suo lavoro e si definiva “un privilegiato”, felice di alzarsi ogni giorno alle 5 del mattino per fare ciò che amava. Anche alla soglia degli 80 anni, continuava con entusiasmo a gestire una mole importante di lavoro, con la passione di sempre.
Amava l’alba, che per lui rappresentava “un altro giro di giostra”, e nutriva un legame speciale con il mare e le barche a vela: fin da ragazzo preferiva la vita in mare alla spiaggia e trovava emozionante ogni momento della navigazione, anche i più difficili.
Per lui la chiarezza nella comunicazione era una vera missione: voleva che tutti potessero capire le previsioni meteo, senza tecnicismi incomprensibili. “Se chi mi ascolta non capisce, è un fallimento comunicativo”, diceva.
Anche nelle scelte personali seguiva principi forti: aveva scelto di mangiare pochissima carne e si rifiutava di cibarsi di cuccioli, convinto che esistessero alternative più rispettose.
Un professionista appassionato, una voce rassicurante e una figura amata dal pubblico.
Fanpage.it – Post su Facebook del 9 ottobre 2025
Nostalgia della “Posta aerea”

Passò qualche anno prima che il signor Kenobi e io iniziassimo a comunicare per posta elettronica. Devo ammettere di essere stato il più reticente, e non perché non utilizzassi già l’e-mail. Il punto era che non volevo rinunciare alle lettere, sia pure rare, che il mio corrispondente mi inviava dai luoghi più imprevedibili. Il signor Kenobi era un utente assiduo della posta aerea, istituzione oggi negletta, ma contornata allora da un’aura di cosmopolitismo. Per servirsene, ci si dotava di una carta appositamente prodotta, più leggera di quella altrimenti in commercio, e di buste ugualmente destinate allo scopo.
Erano le buste ad affascinarmi. Il bordo era impavesato da rettangolini blu e rossi, intervallati da uno spazio bianco, con un ritmo che alludeva alla bandiera francese. In francese era anche una delle scritte, Par Avion, che ribadiva il percorso predisposto per la lettera (trovavo meno interessante l’altra dicitura, l’inglese By Air Mail). Mi esaltava l’idea di quelle parole volanti, che il signor Kenobi aveva fissato sulla velina con la sua grafia aggraziata e che adesso si trovavano di fronte a me. Mi piaceva che la busta fosse un po’ sgualcita, come se tanta leggerezza avesse bisogno di essere compensata dal contatto con le mani impacciate di noi terrestri.
Alessandro Zaccuri – Avvenire, 5 ottobre 2025
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