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Parole della domenica, il bilancio di fine anno di 40 anni fa: record di presenze nel turismo grazie anche al “traino” degli spettacoli di Rai Uno

Parole della domenica, il bilancio di fine anno di 40 anni fa: record di presenze nel turismo grazie anche al “traino” degli spettacoli di Rai Uno

Facciamo un tuffo indietro nel tempo, grazie all’archivio storico de La Nazione, e guardiamo come fu il bilancio di fine anno di Montecatini 40 anni fa.
Il 1985 chiude i battenti salutato dai fortunati esiti turistici. Non è stato l’anno del record assoluto per il turismo – il primato resta al 1980 – ma il numero complessivo delle giornate di permanenza di ospiti italiani e stranieri alle Terme e negli alberghi è di non troppo inferiore al 1.600.000 presenze con un aumento di oltre il 5%.
Un successo turistico dovuto anche al contributo degli spettacoli televisivi di Rai Uno in diretta da Montecatini, che ne ha tratto in immagine e in promozione turistica enormi vantaggi. Il grazie della città alla Rai nella persona del direttore generale le Emanuele Milano e quello a Pippo Baudo, presentatore impeccabile delle trasmissioni di Serata d’onore e Domenica in, è stato corale.
Da ricordare un video di Claudio Baglioni girato a Montecatini e diffuso con La vita adesso a lanciare la canzone più ascoltata da milioni di fan in tutto l’anno. Si aggiungano anche gli spettacoli in indiretta di Linea verde e poi l’Hit parade che è andato in onda su Rai Tre.
È stato anche un anno che sarà ricordato a lungo per ghiaccio e neve del gennaio con punte da record e per averci fatto rischiare nella successiva e splendida estate di rimanere senza un goccio di acqua nelle riserve degli acquedotti comunali.
Anche la cultura è stata protagonista per il tempo libero degli ospiti con il salotto delle confessioni di alcuni fra gli scrittori italiani di maggior successo da Cancogni a Saviane, Goldoni, Bevilacqua e Andreotti. Ha costituito la formula vincente di un’iniziativa destinata a ripetersi, grazie anche alla conduzione di Pier Francesco Listri, noto giornalista e scrittore .

Come ogni settimana, ho cercato nel web e sui giornali altre storie per chi voglia leggere ma soprattutto per chi voglia riflettere.
Buon Anno a tutti quelli che ci seguono

(a cura di Mauro Lubrani)

Il secolo dei Globetrotters, in primavera a Montecatini

Hanno fatto ridere. Hanno divertito. Hanno intrattenuto. Per 99 anni. Quando ancora nessuno pensava che lo sport potesse essere showtime o avere glamour. Sono stati buffi, creativi, talentuosi. Charlot aveva il bastone, loro la palla. Sono stati pionieri e ambasciatori: di risate, gentilezza e libertà. Uno spettacolo. Prima vera nazionale universale dei canestri. Hanno sedotto, stupito, meravigliato. A gennaio gli Harlem Globetrotters festeggiano un secolo di vita. Si sono esibiti ovunque con la loro divisa rossa bianca e blu: 27 mila partite, 124 paesi visitati, 150 milioni di fan. Sono stati lo sport in versione pop, un prodotto d’esportazione, un’avanguardia della futura Nba (National Basketball Association). Un riscatto in un mondo di segregazione. My only sin is in my skin. L’unico mio peccato è nella mia pelle cantava Louis Armstrong in Black and Blue a Chicago, in uno di quei locali solo per negroes, la Savoy Ballroom, non una sala da ballo per afroamericani qualsiasi. Perché prima della musica si esibivano i Savoy Big Five, cinque ragazzi con una palla da basket. Armstrong aveva la voce, loro facevano suonare il corpo. A metterli insieme era stato Abe Saperstein, un ex compagno di scuola della Wendell Phillips High School. Un ebreo polacco, bianco, nato a Londra e cresciuto nell’Illinois, con un particolare fiuto per gli affari. Aveva comprato la squadra che per intero si chiamava Black Savoy Big Five e che nel ’30 aveva cambiato il nome in Harlem Globetrotters per capitalizzare la notorietà culturale di uno dei quartieri afroamericani più noti di New York. In realtà i cinque erano tutti di Chicago: Walter Toots Wright, Byron Fat Long, Andy Washington, William Kid Oliver e Albert Runt Pullins. Grazie alle intuizioni di Saperstein facevano cose strane e futuristiche: schiacciate (slam dunk), contropiedi (fast break), alley-oop, passaggi dietro la schiena e senza guardare, palla sotto le gambe, tiri da 10 metri (precursori dell’odierno canestro da 3 punti). Era però un’America che per slogan aveva «Uguali, ma separati», dove i neri non potevano mischiarsi ai bianchi, dove in tanti pensavano che gli afroamericani avessero qualità atletiche, ma dai, nel gioco di squadra sono incapaci. E dove molti bambini bianchi vedevano per la prima volta qualcuno che non assomigliava a loro giocare bene il loro sport.
Emanuela Audisio – S-Print / La Repubblica del 27 dicembre 2025
Nella prossima primavera i Globetrotters si esibiranno nel rinnovato Palaterme nel loro tour del centenario il 10 aprile 2026.

Cosa resta del Giubileo

Il 6 gennaio, giorno in cui termina ufficialmente il Giubileo della speranza con la chiusura della Porta Santa in San Pietro. La prima a essere serrata, nel pomeriggio di Natale, è stata quella della basilica di Santa Maria Maggiore; il 27 dicembe è stata la volta di San Giovanni in Laterano, domenica 28 di San Paolo fuori le Mura. Il cardinale arciprete Rolandas Makrickas, chiudendo la Porta Santa di Santa Maria Maggiore (nella foto)  ha suggerito che «la vera porta da lasciare aperta è quella della misericordia, della riconciliazione, della fraternità». «L’anno del Giubileo ha lasciato un seme di speranza per il mondo», ha osservato dal canto suo il pro-prefetto del Dicastero per l’evangelizzazione Rino Fisichella, intervistato dalla nostra Agnese Pellegrini. I 32 milioni di pellegrini arrivati da tutto il mondo hanno parlato di una Chiesa in cammino, di una Chiesa viva, che prega e ricerca il suo Signore. «L’altra eredità – conclude Fisichella – è la consapevolezza della grande sete di spiritualità che alberga in tanti uomini e donne».
Avvenire – 27 dicembre 2025

Gli anniversari musicali del 2026

David Bowie (a sinistra) e Prince

Gli anniversari marcano l’eco del tempo che passa. Ricordano e rievocano. Sono, diciamocelo, necessari. Nel nuovo numero, e ultimo del 2025, «la Lettura» ne anticipa diversi legati alla musica – in tre sue declinazioni: la classica, il rock e il jazz – che si celebreranno nel 2026. 
Si parte  già con il 5 gennaio, che è «Il giorno dei pianisti». In questa data sono nati infatti tre straordinari e inarrivabili solisti: nel 1920 il leggendario Arturo Benedetti Michelangeli, nel 1931 Alfred Brendel e nel 1942 Maurizio Pollini, scomparso non molto tempo fa, il 23 marzo dell’anno scorso.
Dai recital pianistici di musica classica si passa a tutt’altro genere per ricordare che nel 2026 ci sarà il decennale della morte di due icone del pop e del rock (ma i generi che hanno attraversato e influenzato sono ben di più): David Bowie morì il 10 gennaio e Prince il 21 aprile. Li ha uniti in un racconto appassionato e appassionante in cui intreccia le loro vite, la loro musica, le loro visioni, Damiano Michieletto, uno dei registi d’opera più richiesti (il giorno di Natale è uscito nelle sale il suo primo lungometraggio, Primavera, dedicato al compositore barocco Antonio Vivaldi). Michieletto parla di arte totale riferendosi a Bowie e Prince: la musica grazie a loro diventa un’esperienza emotiva, teatrale, visiva. E aggiunge che la loro immagine androgina ha ridefinito l’identità e anticipato di decenni i costumi.
Nel 1926 sono nati due geni: Miles Davis (il 26 maggio) e John Coltrane (il 23 settembre). Trombettista il primo, sassofonista il secondo, hanno incrociato spesso le loro vite, in sala di registrazione, sui palchi del jazz club e dei festival, sebbene fossero come lo zenit e il nadir. Davis apollineo, distaccato, nervoso; Coltrane dionisiaco, ma timido, spirituale. Erano ghiaccio e fuoco. Ma insieme hanno dato vita a diversi capolavori, soprattutto fra il 1955 e il 1960 (poi le loro strade si divisero). Uno su tutti: Kind of Blue (1959) di Miles Davis, il disco di jazz più venduto della storia. Il disco che divide la storia della musica afroamericana tra un prima e un dopo. 
Helmut Failoni – La Lettura / Corriere della Sera, 26 dicembre 2025

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Naturalmente sul sito si trovano archiviate tutte le “Parole della domenica” a partire dalla numero uno ad oggi

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