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Luca de Simone
E' stata
una delle donne più belle, eleganti e ricche tra
quelle che hanno frequentato Montecatini. Qualche settimana
fa, all'età di 94 anni, si è spenta Yvette
Labrousse, la favolosa e mitica Begum, vedova dell'Aga Khan,
48° Iman degli ismailiti e terza Mata Salamat,
cioé Madre Divina di quella popolazione. Ora riposa
accanto al marito, morto nel 1957, nel mausoleo di marmo di
Carrara ad Assuan in Egitto, che lei stessa fece costruire e
dove ogni giorno faceva deporre una rosa rossa davanti al
pesante sarcofago. La Begum è morta in solitudine, a
Cannet nelle Alpi Marittime. Donna di bellezza delicata e
statuaria, nata poverissima e battezzata come Yvette Blanche
Labrousse, quarta moglie (si sposarono nel 1944, quando lui
aveva 67 anni e lei 38), amatissima, dell'Aga Khan, l'uomo
che nel 1946 a Bombay, come vuole la tradizione del suo
popolo, fu pesato in cambio di 105 chili di diamanti dai
suoi sudditi. Aga Khan, infatti, è il titolo
onorifico attribuito dal 1881 al capo spirituale degli
ismailiti nizariti, una setta sciita che conta 15 milioni di
adepti in Pakistan, India, Siria e Sudan.
Si è spento il sorriso rasserenante della splendida,
ricchissima, signora che ha riempito le cronache mondane per
cinquant'anni tra Parigi, Cannes, Nizza, Ascot, Londra,
Venezia, Montecatini e Assuan, sublime e inconfondibile nei
sari preziosi che le accarezzavano il corpo (era alta 1
metro e 80) come nei tailleur d'alta moda bordati di
zibellino e lampeggianti di perle nere e gioielli.
La Begum trascorse due favolose vacanze a Montecatini nel
settembre del '51 e del '52. Dall'appartamento reale
affacciato sul parco, che occupava al grand hotel La Pace,
si recava a piedi agli stabilimenti Tettuccio e Leopoldine
per effettuare le cure termali. Nei suoi due soggiorni venne
accompagnata una volta dallo zio ed una dal padre. Nella
hall dell'albergo si presentavano grandi gioiellieri e
stilisti, nella speranza di poter presentare le loro
preziose collezioni a quella che era considerata una delle
donne più affascinanti ed eleganti del mondo. Sempre
gentile e sorridente, chiedeva di conoscere la storia delle
acque curative e del periodo granducale della città.
Non accettava inviti mondani per non interrompere il suo
soggiorno improntato al relax e alle cure: si limitava a
qualche breve gita a Firenze e in altri luoghi della
Toscana. La Begum tornò un'ultima volta a Montecatini
nel 1959. Era già una donna sola con un patrimonio
immenso. Non aveva figli, né fratelli. Di quella
famiglia emblema dell'assoluta ricchezza le restava solo
Karim Aga Khan, nipote amato come un figlio che non l'ha mai
contraccambiata e che, dalla morte del nonno, non è
più tornato al mausoleo né tantomeno l'ha mai
abbracciata nella sua corte d'affari. Eppure Karim deve
molto a questa nonna acquisita, fin dal giorno
dell'incoronazione a Karachi dopo la morte del vecchio e
malatissimo Aga Khan. La principessa Yvette, infatti,
influenzò molto la scelta del marito, famoso per la
bruttezza, il caratteraccio ma anche per una cultura
raffinatissima e uno charme avvincente. Il loro fu un amore
vero, un amore maturo per lui che quando la sposò nel
1944 aveva già 58 anni, tre matrimoni alle spalle e
una fama d'intenditore di bellezza. Fu colpo di fulmine
quando in Costa Azzurra incontrò Yvette. I Labrousse
erano una famiglia modesta, papà tranviere e mamma
sarta. Ma la favola impose un'altra vita ad Yvette, piena di
luci e di miliardi. A 24 anni è già Miss
Lione, pochi mesi dopo la incoronano Miss Francia per volere
del pittore Van Dongen che la ribattezzò la
«grande lyonnaise». Sarebbe sicuramente diventata
una star contesa tra cinema, varietà e moda se sulla
sua strada non avesse fatto irruzione quel principe. Yvette
quarta moglie, si sposò subito con rito ismailita.
Quarta dopo una giovanissima cugina sposata in omaggio alla
ragion di Stato, dopo la ballerina italiana Theresa Magliano
che gli dette Alì Khan (il padre di Karim), e poi la
terza moglie la sarta parigina Andrée Carron, madre
di Sadruddin. In mezzo a tanti matrimoni mille avventure,
tanta tenerezza per Olivia de Havilland definita «una
donna alla ricerca della verità», per lady
d'Abernon «la più bella signora che abbia mai
conosciuta», la contessa di Chevigny. L'Aga Khan rimase
però fulminato da Rita Hayworth quando la vide
sposata al figlio Alì e poi madre di Yasmine. E si
compiacque delle tante avventure di questo figlio
scavezzacollo. Una tradizione di famiglia, questa della
passione per le belle donne per gli Aga Khan: Karim non si
è sottratto alla sorte.
Ma su tutte le donne del «Dio vivente» di ieri e
di oggi, spicca la personalità forte e riservata di
Yvette Labrousse che ebbe una devozione autentica per
Mahomed Shah Aga Khan III, mai scalfita neanche nei tristi
anni della vecchiaia. Quando lui era in carrozzina, la
Begum, passava ore ed ore a plasmare la creta per fargli il
ritratto. Loro due soli, davanti al mare di Cannes, nella
magnifica villa di «Yakymour» che fu il dono di
nozze per Yvette. Un nome simbolico che riuniva insieme le
sigle dei due innamorati: Y, AK, e la parola amour.

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