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AGOSTO 2000

      Personaggi
        I più grandi personaggi del secolo scorso che hanno frequentato le Terme
     Addio, mitica Begum

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Luca de Simone

E' stata una delle donne più belle, eleganti e ricche tra quelle che hanno frequentato Montecatini. Qualche settimana fa, all'età di 94 anni, si è spenta Yvette Labrousse, la favolosa e mitica Begum, vedova dell'Aga Khan, 48° Iman degli ismailiti e terza Mata Salamat, cioé Madre Divina di quella popolazione. Ora riposa accanto al marito, morto nel 1957, nel mausoleo di marmo di Carrara ad Assuan in Egitto, che lei stessa fece costruire e dove ogni giorno faceva deporre una rosa rossa davanti al pesante sarcofago. La Begum è morta in solitudine, a Cannet nelle Alpi Marittime. Donna di bellezza delicata e statuaria, nata poverissima e battezzata come Yvette Blanche Labrousse, quarta moglie (si sposarono nel 1944, quando lui aveva 67 anni e lei 38), amatissima, dell'Aga Khan, l'uomo che nel 1946 a Bombay, come vuole la tradizione del suo popolo, fu pesato in cambio di 105 chili di diamanti dai suoi sudditi. Aga Khan, infatti, è il titolo onorifico attribuito dal 1881 al capo spirituale degli ismailiti nizariti, una setta sciita che conta 15 milioni di adepti in Pakistan, India, Siria e Sudan.
Si è spento il sorriso rasserenante della splendida, ricchissima, signora che ha riempito le cronache mondane per cinquant'anni tra Parigi, Cannes, Nizza, Ascot, Londra, Venezia, Montecatini e Assuan, sublime e inconfondibile nei sari preziosi che le accarezzavano il corpo (era alta 1 metro e 80) come nei tailleur d'alta moda bordati di zibellino e lampeggianti di perle nere e gioielli.
La Begum trascorse due favolose vacanze a Montecatini nel settembre del '51 e del '52. Dall'appartamento reale affacciato sul parco, che occupava al grand hotel La Pace, si recava a piedi agli stabilimenti Tettuccio e Leopoldine per effettuare le cure termali. Nei suoi due soggiorni venne accompagnata una volta dallo zio ed una dal padre. Nella hall dell'albergo si presentavano grandi gioiellieri e stilisti, nella speranza di poter presentare le loro preziose collezioni a quella che era considerata una delle donne più affascinanti ed eleganti del mondo. Sempre gentile e sorridente, chiedeva di conoscere la storia delle acque curative e del periodo granducale della città. Non accettava inviti mondani per non interrompere il suo soggiorno improntato al relax e alle cure: si limitava a qualche breve gita a Firenze e in altri luoghi della Toscana. La Begum tornò un'ultima volta a Montecatini nel 1959. Era già una donna sola con un patrimonio immenso. Non aveva figli, né fratelli. Di quella famiglia emblema dell'assoluta ricchezza le restava solo Karim Aga Khan, nipote amato come un figlio che non l'ha mai contraccambiata e che, dalla morte del nonno, non è più tornato al mausoleo né tantomeno l'ha mai abbracciata nella sua corte d'affari. Eppure Karim deve molto a questa nonna acquisita, fin dal giorno dell'incoronazione a Karachi dopo la morte del vecchio e malatissimo Aga Khan. La principessa Yvette, infatti, influenzò molto la scelta del marito, famoso per la bruttezza, il caratteraccio ma anche per una cultura raffinatissima e uno charme avvincente. Il loro fu un amore vero, un amore maturo per lui che quando la sposò nel 1944 aveva già 58 anni, tre matrimoni alle spalle e una fama d'intenditore di bellezza. Fu colpo di fulmine quando in Costa Azzurra incontrò Yvette. I Labrousse erano una famiglia modesta, papà tranviere e mamma sarta. Ma la favola impose un'altra vita ad Yvette, piena di luci e di miliardi. A 24 anni è già Miss Lione, pochi mesi dopo la incoronano Miss Francia per volere del pittore Van Dongen che la ribattezzò la «grande lyonnaise». Sarebbe sicuramente diventata una star contesa tra cinema, varietà e moda se sulla sua strada non avesse fatto irruzione quel principe. Yvette quarta moglie, si sposò subito con rito ismailita. Quarta dopo una giovanissima cugina sposata in omaggio alla ragion di Stato, dopo la ballerina italiana Theresa Magliano che gli dette Alì Khan (il padre di Karim), e poi la terza moglie la sarta parigina Andrée Carron, madre di Sadruddin. In mezzo a tanti matrimoni mille avventure, tanta tenerezza per Olivia de Havilland definita «una donna alla ricerca della verità», per lady d'Abernon «la più bella signora che abbia mai conosciuta», la contessa di Chevigny. L'Aga Khan rimase però fulminato da Rita Hayworth quando la vide sposata al figlio Alì e poi madre di Yasmine. E si compiacque delle tante avventure di questo figlio scavezzacollo. Una tradizione di famiglia, questa della passione per le belle donne per gli Aga Khan: Karim non si è sottratto alla sorte.
Ma su tutte le donne del «Dio vivente» di ieri e di oggi, spicca la personalità forte e riservata di Yvette Labrousse che ebbe una devozione autentica per Mahomed Shah Aga Khan III, mai scalfita neanche nei tristi anni della vecchiaia. Quando lui era in carrozzina, la Begum, passava ore ed ore a plasmare la creta per fargli il ritratto. Loro due soli, davanti al mare di Cannes, nella magnifica villa di «Yakymour» che fu il dono di nozze per Yvette. Un nome simbolico che riuniva insieme le sigle dei due innamorati: Y, AK, e la parola amour.

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