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NOVEMBRE 2005

      Centenario
       Il Comune ha consegnato le chiavi della città all'ultimo discendente del Granduca Pietro Leopoldo
     Omaggio agli Asburgo Lorena

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Simone Lubrani

Le manifestazioni celebrative del Centenario del Comune non potevano certo dimenticare chi aveva trasformato questa terra da un acquitrinio malsano in un luogo di cure e di ricchezza. Nel corso di una cerimonia, promossa dall'associazione Oli (Opera Lirica Insieme), l'amministrazione comunale ha assegnato le "chiavi della città" all'Arcidura Radbot degli Asburgo Lorena e Principe di Toscana (nella foto). E' l'ultimo discendente di Pietro Leopoldo II, il Granduca illuminato, che ebbe la geniale intuizione di quello che sarebbe potuto diventare Montecatini come luogo di cura con le sue sorgenti termali.
Il sindaco Ettore Severi ha consegnato le chiavi all'Arciduca Radbot, sottolineando la riconoscenza della città per quello che la sua famiglia ha rappresentato con le grandi opere realizzate dal Granduca Pietro Leopoldo. La Valdinievole - è bene ricordarlo - fu per molti anni terra di paludi e di malaria. I danni all'ambiente arrivavano dalla pescaia medicea, ma anche dalle acque termali che si perdevano nei terreni, e, specie in estate, infettavano l'aria con maleodoranti esalazioni. La Valdinievole fu colpita ben dodici volte da epidemie tra il 1550 e il 1756 (in particolare da una di peste nel 1630 e da una di tifo nel 1648), seguite dalle febbri epidemiche del 1767 al termine di quattro anni di carestia.
Montecatini trovò l'uomo della sua rinascita in Pietro Leopoldo di Lorena, Arciduca d'Austria e Granduca di Toscana, Imperatore d'Austria e del Sacro Romano Impero. Pietro Leopoldo venne in Toscana nel 1765. Nel 1767 Pietro Leopoldo era già in possesso di una relazione sulle febbri malariche di tutta la Toscana e conosceva anche quanti morti c'erano stati ogni anno nella zona. Medici, naturalisti e chimici stabilirono che i problemi di Montecatini erano dovuti alle acque termali che affioravano in superficie e ristagnavano nei crateri. Venne così disposto di raccogliere le acque in canali e di portarle al torrente Salsero, lontano dai bagni e dalle abitazioni (1773).
Ma già nel 1772 Pietro Leopoldo onorò la Valdinievole di una visita per rendersi conto personalmente della situazione. Il Granduca intuì che solo una severa opera di bonifica avrebbe potuto risanare la zona.
Sempre nel gennaio del 1773 avvenne la posa della prima pietra del Bagno Regio, nel 1775 della fabbrica del Bagno Caldo (terme Leopoldine) e dal 1779 al 1881 della fabbrica della Sorgente del Tettuccio.
Tutti gli interventi che Montecatini aveva atteso per quattro secoli diventarono realtà nel giro di pochi anni. A questo si aggiunga &endash; tra il 1781 e il 1782 - l'abbattimento delle dighe di Ponte a Cappiano (volute dalla Signoria fiorentina nel 1435) e poi diventate definitive nel 1549 per volontà di Cosimo) e la Valdinievole non fu più la valle delle nebbie malariche, ma quello di Montecatini diventò, grazie all'illuminato Granduca Leopoldo, un campo dei miracoli. Le fonti termali si trasformarono in fonti di ricchezza. Il Granduca aveva intuito le reali possibilità di sviluppo di Montecatini, diventando così il fondatore di un complesso termale come quello di Karlsbad che probabilmente aveva visitato prima di trasferirsi a Firenze.
Pietro Leopoldo poi donò in perpetuo i bagni di Montecatini ai Monaci Cassinensi.
Il sovrano effettuò una nuova visita nel 1882 per verificare di persona i lavori e si compiacque che in quell'anno non ci fossero state epidemie.
In quegli anni furono sistemate le principali strade di collegamento tra Pistoia e Lucca e migliorata anche quella minore, che ancora oggi sono basilari nella rete viaria della Valdinievole.

 

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