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                          OTTOBRE 2011

      Personaggi
        Il celebre attore trovò a Montecatini la donna della sua vita, che gli diede cinque figli
     Burt Lancaster, soldato innamorato

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Luca Lubrani

Burt Lancaster è una delle tante stelle di Hollywood che hanno conosciuto Montecatini e vi hanno vissuto una storia d'amore. La sua, però, non fu una vacanza. Nato povero, aveva fatto molti mestieri, fra cui l'acrobata. Nel 1945 Burt era un giovane militare statunitense (era nato a New York nel 1913) e non avrebbe certo immaginato che sarebbe diventato famoso in tutto il mondo.
Arrivò in città, dopo l'esperienza di due anni di servizio militare in Nord Africa e in Sicilia. Il futuro divo di Hollywood conobbe vicino al Tettuccio, durante una grande festa in onore del generale della Quinta Armata Mark Clarck, una bella ausiliaria di stanza a Firenze, che poi diventò la donna della sua vita: Norma Anderson, vedova di guerra con un bambino.
Burt e Norma si sposarono nel dicembre 1946 a Hollywood ed ebbero cinque figli, due maschi e tre femmine.
In quell'anno la sua vita cambiò quasi per caso: in ascensore, un agente teatrale lo nota per il suo fisico atletico e, scambiandolo per un attore, gli propone la parte di un sergente tutto d'un pezzo in un lavoro teatrale di Broadway, A Sound of Hunting. Si tratta di un dramma bellico, da cui nel 1952 sarà tratto anche il film Otto uomini di ferro.
A Broadway avvenne l'incontro con Harold Hecht, che diventò suo agente nonché suo amico, e gli procurò un provino a Hollywood. Nel 1946 il produttore Hal B. Wallis lo scritturò per due film all'anno per sette anni, ma Lancaster riuscì a far inserire nel contratto una clausola che gli permetteva di girare un terzo film all'anno per un'altra casa di produzione.
Proprio grazie a questa clausola, nell'attesa che arrivasse il ruolo per il quale era stato scritturato (Furia nel deserto sarà pronto soltanto un anno dopo), girò intanto per la Universal il suo primo film, I gangsters (1946) con Ava Gadner, basato su un racconto di Hemingway, che lo fece subito apprezzare dalla critica e dal pubblico per la sua recitazione asciutta e controllata, ma anche per la sua prestanza fisica (era stato appunto un trapezista al Kay Brother Circus) e il suo sorriso perfetto. Il secondo ruolo importante arrivò l'anno dopo con Forza bruta, una pellicola d'ambiente carcerario in cui interpretò un detenuto che, durante un tentativo di evasione, venne ucciso con i compagni.
Nel ruolo del pirata del Corsaro dell'isola verde e di una sorta di Robin Hood ne La leggenda dell'arciere di fuoco Lancaster dà corpo e volto a personaggi nuovi, complessi e ironici, un passo avanti rispetto al grande avventuriero Errol Flynn. La più bella istantanea generale dell'attore viene da quei due film. Ne L'ultimo apache Lancaster anticipa la stagione dei western dalla parte degli indiani e non era piccola intuizione nel 1951. Due anni dopo in Da qui all'eternità gareggia in bravura con Montgomery Clift, ritenuto un genio della recitazione.
Successivamente si adegua all'emotività della Magnani ne La rosa tatuata. Lancaster si pone orizzonti sempre nuovi, non si ferma mai su un clichè. È sempre più bravo. Accanto a Kirk Douglas, da sempre suo grande amico, disegna un Wayatt Earp silenzioso e intensissimo in Sfida all' O.K. Corrall. Lancaster è ormai pronto per l'Oscar, che arriva nel '60 con Il figlio di Giuda. Eccolo affrontare nuovi ruoli, impegnativi e complessi come quello del giudice nazista Janning in Vincitori e vinti. Ed ecco una nuova evoluzione, davvero importante, quando nel '63 l'attore diventa il principe di Salina ne Il Gattopardo di Visconti, col quale collabora anche in Gruppo di famiglia in un interno. Legittimato dunque da uno dei massimi autori europei, Lancaster è ormai uno dei più grandi attori del cinema del mondo. Continuerà ad alternare ruoli, anche d'azione, fino alla tarda età, tornerà in Italia, con la Cavani, per La pelle.
Lancaster ha mostrato una capacità straordinaria di aderire a qualsiasi tipo di personaggio, al massimo livello. Nessuno è stato altrettanto duttile e credibile. Per la magnifica presenza, per la simpatia, per quel quanto non misurabile che produce un divo fuoriclasse, per l'irresistibile identificazione che sapeva generare, Burt Lancaster ha riempito il cinema come pochissimi altri. E' morto il 20 ottobre1994.


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