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                          GENNAIO 2003

      Personaggi
        E' stato dedicato dal Comune di Montecatini dopo lunghe ricerche di archivio al «poeta cosmopolita»
     Giusti, nuovo libro sulle lettere familiari

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Luca de Simone

Pubblicato, a cura del Comune di Montecatini, un volume di lettere familiari edite e inedite di Giuseppe Giusti. E' il risultato di una ricerca effettuata da Luigi Angeli. Il libro è stato curato sotto il coordinamento scientifico di Roberto Giovannelli. La nuova raccolta è impreziosita anche dal raro epistolario in edizione anastatica che venne curato da Babbini-Giusti del 1897.
Giuseppe Giusti: montecatinese o monsummanese? La disputa sui natali del poeta toscano dell'800 coinvolge ormai da molti anni le due cittadine termali, divise da pochi chilometri di distanza. Entrambe, sinceramente, hanno tutti i diritti di considerare l'illustre poeta nativo del proprio comune e non mancano neppure altre città che del Giusti reclamano la cittadinanza onoraria.
La storia, in poche parole, è questa. Giuseppe Giusti nasce la mattina del 13 maggio del 1809 fra le undici e mezzogiorno. Suoi genitori sono Domenico ed Ester Chiti, figlia del pesciatino Celestino Chiti, considerato al tempo notabile del Granducato di Toscana, tant'è vero che Pietro Leopoldo lo volle fra i suoi collaboratori per la compilazione dei nuovi codici legislativi.
Domenico ed Ester non abitavano però a Monsummano, bensì a Montecatini Alto, dove ancora oggi si può vedere la loro casa, vicina alla chiesa e alle rovine del castello medioevale. Sulla facciata il comune di Montecatini pose alla fine del secolo scorso una lapide che così recita: «In questa casa, che già gli appartenne, abitò Giuseppe Giusti. In questo paese, che solo riconobbe per suo, immaginò e scrisse molte delle satiriche poesie che lo resero immortale».
A questo punto la «battaglia» campanilistica entra nel suo vivo, in quanto i propositi di Montecatini di strappare i «diritti» di cittadinanza del Giusti a Monsummano sono più che palesi. La mattina del 13 maggio, appunto, la signora Ester era in quel di Monsummano e proprio qui il futuro artista vide la luce: «solo per caso» potrebbero argomentare a Montecatini.
Giuseppe Giusti era un cosmopolita nel vero senso della parola. La penisola, durante la sua breve vita, la girò in lungo e in largo e raramente riuscì a fermarsi a lungo in un posto. Firenze e tutta la Toscana, Roma, Napoli, Pozzuoli, Pompei, Milano, Bologna, dati i tempi ed i mezzi di comunicazione, non erano accessibili a tutti, ma nonostante questo il poeta le visitò anche più volte.
Una risposta al quesito iniziale la dobbiamo però trovare, pena l'inutilità delle nostre argomentazioni. In questo ci viene in aiuto quanto è scritto nell'autobiografia del Giusti, in cui si legge: «Passai l'ottobre e una parte del novembre a Montecatini, unico paese che riconosca per mio, sperando che l'aria nativa mi facesse uscir d'addosso il malessere e le malinconie».
Il dilemma parrebbe quindi risolto, anche se il poeta non darà più segni di una preferenza così netta fra Montecatini e Monsummano. E' comunque ampiamente dimostrato che Giusti tornò spessissimo nei luoghi della sua infanzia. Interessante è questo passo della citata biografia: «Tornato a Montecatini, me ne stavo tutto ringrullito in una mia villetta che m'ha visto crescere dai cinque ai dodici anni e dove ho passato anco una parte dell'adolescenza. Ma ci crederesti? Quei luoghi che ho amati sempre perché mi rammentavano l'epoca più dolce della vita, che ho sempre desiderati e ricercati quando mi sentivo stufo di Pisa, di Firenze (...) in quei giorni non mi parevan più belli come per l'addietro e mi ci voleva tutta per non piantare di nuovo la casa mia e andarmene».
Spirito irrequieto, quindi, quello di Giuseppe Giusti, sovente trovatosi solo a meditare malinconicamente sulla sua vita. E quando era lontano dai suoi luoghi, riecco che rispunta la voglia di tornarvi: «Mi pareva mill'anni d'essere al mio tugurio di Montecatini, a che fare non so, ma non vedevo l'ora di esserci». Montecatini è anche meta dei suoi viaggi di salute: «Dietro la cura dei bagni di Montecatini e dietro le vigilanze di un tal Malucelli, medico esercitatissimo in certe malattie che l'hanno occupato per trentasett'anni, pareva che la causa dei miei patimenti fosse quasi accertata».
E ancora: «Avevo un catarro ostinatissimo, andai a respirare l'aria di mare e sulle prime parve che mi giovasse, poi ad un tratto tornai indietro più che mai. Mi restava da provare il soggiorno di Montecatini, ove mi son sempre rifatto».
Anche Pescia ha ospitato per molto tempo il poeta che qui acquistò anche una modesta abitazione. Don Ermenegildo Nucci, nella sua guida storico-artistica di Pescia e Valdinievole del 1933, scrive che «non pesciatino di nascita, ma sì di spirito e d'affetto e di vita fu il Giusti». Se considerasse Pescia come sua ulteriore città non ci è dato da sapere, certo è invece che di Pescia aveva una grandissima considerazione. «Pescia - è il Giusti che scrive - è in una valle circondata a levante, a tramontana e a ponente di poggi più o meno alti, ma tutti coltivati in modo che non vi si scorge un palmo di terreno nudo. Il paese rimane fra gli orti che di qua e di là secondano il corso del fiume che lo divide. I frutti sparsi a migliaia per il piano e per le colline, quando sono tutti fioriti, fanno il più ben vedere del mondo e par d'essere veramente in un giardino».
Che dire poi di Firenze, dove il poeta abitò e scrisse per molti anni della sua vita. «Oramai - dice il Giusti - Firenze mi pare il paese mio, con questa differenza, lo ripeto, che la salute non mi ci regge».
Montecatini, Monsummano, Pescia e Firenze: le quattro tappe principali della vita del Giusti, ma quale fu la sua «vera» città? Difficile dirlo con certezza, anzi no, è facile una volta letta la poesiola che segue:

Prima padron di casa in casa mia
Poi cittadin nella mia città
Italiano in Italia, e così via
Discorrendo, uomo nell'umanità
A questo patto dò vita per vita,
E abbraccio tutti e son cosmopolita.

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