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FEBBRAIO 2006

      Personaggi
       Anche la nostra città ricorda i 100 anni della nascita e i 15 dalla morte del grande attore
     Sonetti di Aldo Fabrizi a Montecatini

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Simone Lubrani

Da giovane conobbe Montecatini, dove veniva con la mamma alle Terme. Da attore è stato più volte applaudito protagonista di spettacoli al teatro Kursaal, ed anche sua sorella, sora Lella, era spesso ospite in città per trasmissioni televisive o per incontrare l'amico Ramon. Con un sonetto dedicato al ricordo della moglie vinse anche il concorso di poesia di Chiesina Uzzanese. A Montecatini dedicò anche una poesia e lo stesso Fabrizi qualche anno fa ci confidò; «In quel sonetto descrivo il verde dei giardini, i profumi della cucina, la gentilezza delle persone. Montecatini mi piace perché ci veniva mia madre e questo è quello che più mi intenerisce il cuore».
In questo anno che sta per concludersi si celebrano i cento anni della nascita (il 1 novembre 1905) e i quindici anni della morte (avvenuta il 2 aprile 1990) di Aldo Fabrizi, un attore di straordinario successo, in vita, ma adesso già finito quasi dimenticato, nonostante i ricordi dei figli Massimo e Wilma, dei nipoti Cielo Pessione e Aldo Trabalza, ora proprietario del ristorante della Sora Lella, scomparsa nel 1993.
Di Fabrizi restano indimenticabili le sue partecipazioni ai varietà televisivi in bianco e nero degli anni '70, oppure il prete di «Roma città aperta» con Anna Magnani, che andrà incontro alla morte, con calma e umanissimo dolore, nell'ultima sequenza del film, oppure l'appuntato dei carabinieri di «Guardie e ladri», che, ansimante, insegue Totò
(i tre sono nella foto).
Fabrizi era nato in un vicolo di Campo de' Fiori. Rimasto orfano a 11 anni, fu costretto a mantenere la madre e le cinque sorelle, dedicandosi a tutti i lavori: il fruttivendolo, il venditore ambulante, il barbiere e il facchino. Grazie all'indisposizione di un attore, ebbe la prima occasione verso il successo, con il debutto avvenuto proprio al «Politeama» di Pistoia nel 1929. Un debutto che gli consentì di conquistare l'amore di Reginella. Fu autore di commedie, monologhi, canzoni scritte per la moglie Reginella, famosa cantante dell'epoca.
Interpretò più di ottanta film, insieme a Totò, De Sica, Cervi, diretto da tutti i più grandi registi. Il Papa lo ricevette in udienza privata, in Russia finì nei libri di scuola. Fu premiato con il David di Donatello alla carriera, e furono emessi francobolli con il suo volto per commemorarlo nell'agosto 1996.
Non furono facili i suoi rapporti con i colleghi. «Con Totò &endash; racconta Franca Faldini &endash; erano davvero amici, anche fuori dal set. Poi una lite rovinò per sempre il loro rapporto, fino alla fine». La lite avvenne sul set del film «Una di quelle». Ricorda la Faldini: «Era una scena notturna con la pioggia artificiale. Totò fu costretto a girarla 10-12 volte per colpa di una comparsa che Fabrizi aveva voluto far lavorare. E così, tutto bagnato, Totò disse a Fabrizi: «Guarda che mi fai fare per far risparmiare due lire alla produzione...». Fabrizi gli rispose: «E tu smettila di fare il burattino». Da allora non sono più stati amici, hanno continuato a frequentarsi solo sul set, c'era una stima professionale reciproca ma l'amicizia era perduta per sempre».
Anche con Alberto Sordi non ci furono grandi rapporti. Racconta Cielo Pessione, nipote dell'attore e autrice di uno spettacolo teatrale su di lui: «Fabrizi ammirava molto Sordi professionalmente, diceva che era un mostro di bravura. Ma umanamente lo aveva deluso». Neanche con la Magnani aveva un grande feeling: «Non la sopportava troppo - racconta la nipote - erano due personalità troppo forti».
Un'altra amicizia difficile fu quella tra Fabrizi e Federico Fellini, che era spesso ospitato a casa dell'attore quando Fellini era ancora un ragazzo squattrinato, tutto talento e furiosa intelligenza.
«Fellini cominciò a scrivere battute per gli spettacoli di Fabrizi, e abitò anche per qualche tempo a casa sua», rivela Luca Verdone. Poi anche quell'amicizia finì. «Quando Fellini diresse "Luci del varietà", Fabrizi si sentì tradito da quel modo di rappresentare l'avanspettacolo, con gli attori che sembravano soltanto guitti». Ma Fellini tornò a cercare il vecchio maestro, l'uomo che gli aveva offerto le cene e un letto. Lo voleva per il ruolo di protagonista ne «Lo sceicco bianco». Ma Aldo Fabrizi costava troppo: Fellini scelse Sordi, che costava meno di Fabrizi. E che, in qualche modo, si preparava a raccoglierne l'eredità, il successo popolare, il primato dell'immagine di «romano de Roma».

 

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