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GENNAIO 2016

      Personaggi
        Nel 1952 il Giro fece tappa a Montecatini, ma il campionissimo non vinse. Il ritorno della Firenze-Modena
     Gli sportivi ricordano il mito di Coppi

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Il 2 gennaio 1960 una malattia contratta in Africa pone fine alla vita di Fausto Coppi, il leggendario campione ciclistico nato il 15 settembre 1919 a Castellaneta (Alessandria) gettando nella costernazione tutta l'Italia, e non solo. Come i tifosi Giancarlo Petrucci, abetonese doc, e Giuseppe Francesconi, valdinievolino, che in memoria di Coppi in tempi diversi hanno promosso l'affissione di due lapidi all'Abetone.
L'affetto per il campionissimo è ancora vivo in Valdinievole e in occasione del triste anniversario del 2 gennaio 2010, due grandi ammiratori di Coppi hanno voluto condividere ricordi preziosi. Federico Nicastro, montecatinese doc, ha mostrato gli scatti in bianco e nero che lo ritraggono a dieci anni, giovane promessa del ciclismo, accanto al tanto ammirato Coppi. L'occasione è la tappa di Montecatini del giro d'Italia del 1952. Stesso cuore è stato dimostrato dal già citato Giuseppe Francesconi che tira fuori dallo scrigno dei ricordi un mazzo di fiori secchi raccolti al funerale del mito sportivo.
Francesconi promosse nel 1997 la Firenze-Modena nel ricordo dell'impresa di Fausto Coppi nel Giro d'Italia del 1940 e fece apporre una targa sul passo dell'Abetone nel punto dove iniziò la fuga e la leggenda di Coppi. Dal 1998 al 2008 si svolse la gara riservata ai dilettanti Elite e Under 23 organizzata dalla Ocip di Pistoia. All'inaugurazione della targa, il 29 giugno 1998, parteciparono anche il figlio di Coppi, Faustino, e il cugino Piero.
Coppi, prima gregario e poi rivale di Gino Bartali balza all'onore delle cronache nel 1940 quando, nella tappa Firenze-Modena, proprio sul versante pistoiese dell'Abetone, prende il via (tappa e maglia) per conquistare la sua prima vittoria al Giro d'Italia. L'impresa gli è resa possibile anche perché Bartali, caduto il giorno prima, non può nutrire alcuna speranza di vittoria.
Coppi, sotto la pioggia sferzante, parte da solo all'inseguimento del fuggitivo Ezio Cecchi, indimenticato ciclista monsummanese, lo sorpassa e si fionda in una fuga solitaria verso Modena dove si aggiudica la tappa. La vittoria lo laurea ed inverte i ruoli tra Coppi e Bartali, ambedue militanti nella squadra della Legnano, senza peraltro intaccarne l'amicizia.
Infatti quando sulle Dolomiti la giovane maglia rosa ha momenti di grossa difficoltà, Bartali lealmente lo aiuta. A Milano, il 9 giugno, Coppi si aggiudica il 28o giro d'Italia. Il giorno dopo l'Italia entra in guerra e anche i destini dei due campioni, la cui rivalità avrebbe infiammato l'Italia, ne sono travolti. Fausto nel 1942, è militare in Africa dove viene fatto prigioniero dagli inglesi. Torna in Italia nel 1945 a fine guerra.
Il Giro riprende nel 1946 e viene vinto da Gino Bartali, nel 1947 da Coppi e nel 1948 da Magni. Nel 1949 vince di nuovo Coppi. Il campionissimo, che era stato più volte nella nostra città per cure termali e relax, nel 1952 (l'anno della tappa a Montecatini) vince il Giro e il Tour de France e di nuovo il Giro nel 1954. Vince ancora altre importanti corse poi la vita gli presenta il conto: in precedenza era morto il fratello Serse e nasce l'amore proibito con Giulia Occhini. Nel 1959 durante una spedizione di caccia in AltoVolta è colpito da una malattia virale che non viene diagnosticata e che il 2 gennaio 1960 lo uccide, a 41 anni.




 

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